una fogliata di libri
Belle Greene
La recensione del libro di Alexandra Lapierre, Edizioni e/o, 509 pp., 19 euro
Era una donna alla moda Belle da Costa Greene. Per una donna nata nel 1879, girare a New York prima della guerra in pantaloni era un atto di coraggio e autonomia più che di ribellione, così come decidere di frequentare bar e locali tutta la notte, guidare a grande velocità per la città, conoscere persone e starci magari insieme, ma essere, però, sempre la prima ad arrivare in ufficio – puntualissima – alle sette del giorno dopo.
“Non è perché sono una bibliotecaria che devo vestirmi da bibliotecaria”, disse, dimostrando una curiosità a voler essere tutto, a cominciare dal vivere con le stesse opportunità di un uomo, senza alcuna paura, creando un personaggio che era un mix tra Coco Chanel, Edith Piaf e una delle splendide dame dipinte da Boldrini, senza però mai eccedere negli accessori. Belle amava i libri più di ogni cosa e nel giro di pochissimo tempo riuscì a diventare la direttrice della leggendaria biblioteca del magnate J. P. Morgan nonché la beniamina dell’aristocrazia internazionale usando un nome che era falso, cosa che le riuscì semplice perché – nonostante fosse afroamericana – la sua carnagione era chiara.
Il suo segreto era ingombrante, la sua integrità verso la Morgan era totale, il senso di sé era assoluto, ma viveva nella bugia. Un genio, perché per non essere beccata si mostrò in piena luce e suo padre, noto attivista, considerò tutto questo un tradimento. “Tu sei riuscita per te, io sto combattendo per l’umanità, stai facendo il gioco dei bianchi”, le disse, ma lei, fedele a se stessa, gli rispose: “Io sono tutto ciò che tu volevi essere e non sei stato”. Nessuno poteva dirle chi era, perché lo sapeva benissimo.
Non si sposò e non ebbe figli. “Scelgo io il mio destino e mi assumo la responsabilità di tutto ciò”. Una così non poteva colpire Alexandra Lapierre, autrice di biografie e romanzi incentrati su grandi personaggi dimenticati della Storia, da Fanny Stevenson ad Artemisia Gentileschi e molti altri, premiati a livello internazionale e tradotti in una ventina di paesi. L’ha “incontrata” per la prima volta trent’anni fa nel corso di una ricerca in quella stessa biblioteca, trovando i materiali più preziosi proprio nel suo ufficio e da allora non l’ha più lasciata, raccontandoci la storia affascinante di quella donna libera e determinata che contribuì a rendere pubblica una biblioteca privata che ancora oggi continua ad avere il suo peso e a essere il simbolo di una battaglia che risulta essere più che mai attuale.
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