una fogliata di libri

La gioia per l'eternità. Lettere dal gulag (1931-1933)

Maurizio Schoepflin

La recensione del libro di Aleksei Losev e Valentina Loseva, Guerini e Associati, 280 pp., 20 euro

Abenedire il loro matrimonio, celebrato nel 1922, era stato Pavel Florenskij, il grande filosofo, teologo e scienziato russo, padre di famiglia e sacerdote ortodosso, fucilato dai comunisti nel 1937, dopo anni di persecuzioni e di lager. E questa, guardando allo svolgimento della loro vita, appare ben più che una coincidenza. Infatti anche gli sposi Aleksej Fëdorovicč Losev (1893-1988) e Valentina Michailovna Loseva (1898-1954) furono due studiosi perseguitati dal regime sovietico, lui una delle principali figure del pensiero filosofico e religioso russo del Novecento, lei astronoma di valore, uniti da un amore che resisterà persino all’inferno della deportazione, come testimoniano le ventotto lettere inviate, fra il settembre del 1931 e il settembre del 1933, da Aleksej alla moglie e le ventisei risposte di lei, ora raccolte in questo libro, che comprende pure una prefazione della traduttrice e curatrice Giorgia Rimondi e una postfazione di Elena Takho-Godi.

I due coniugi sanno che le loro missive vengono accuratamente controllate e censurate dalle autorità e cercano di non andare incontro a un ulteriore aggravamento della loro già tragica situazione; ma nello stesso tempo riescono a far trasparire dai loro scritti ciò che effettivamente si agita nel loro cuore e nella loro mente. Vivo rimane nell’animo di ambedue un profondo amore per la cultura: “Sono incatenato – scrive Aleksej –, mentre nella mia anima ribollono forze piene e inesauribili, slanci creativi, nel mio spirito ribollono e traboccano idee nuove, eternamente nuove”. E ancora: “Il desiderio di esprimermi, di [esprimere] la mia nascente individualità, per un filosofo e uno scrittore è più forte di qualsiasi considerazione del pericolo”. Accanto alla cultura, la fede religiosa, che rappresenta per i due coniugi una forza insostituibile per resistere alla terribile sofferenza che li ha investiti.

E poi il loro amore, assoluto protagonista dell’epistolario, un amore che tiene unita l’ansia per il sapere e quella per il Divino, un amore  capace di condurre Aleksej e Valentina dall’abisso infernale del gulag alla gioia per l’eternità. Poco prima di sposarsi, Losev aveva regalato alla futura moglie un libro di Florenskij, intitolato proprio La gioia eterna: anche in questo caso qualcosa di più di una mera coincidenza. Inoltre, nel 1993 si scoprirà che il 3 giugno 1929 l’archimandrita David, padre spirituale dei Losev, aveva officiato la loro ordinazione a monaci con i nomi di Andronico e Atanasia. ()

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