Una fogliata di libri

Sulla cattiva strada

Alessandro Mantovani

La recensione del libro di Sara Benedetti, Nottetempo, 320 pp., 17 euro

Genova è un luogo impervio nella topografia e nell’identità, uno spazio escluso dalla geografia reale, vincolato a un immaginario mitico e fittizio, fatto di letteratura e canzoni, di cui oggi ci si ricorda solo per le ricorrenze delle tragedie che vi sono avvenute, dal G8, alle alluvioni, al crollo del Ponte Morandi. Ma in fondo Genova è così, una città che chiede di essere lasciata stare, un luogo intestino e refrattario all’esterno e chi a Genova ci è nato non può che vederla come un posto da cui andarsene o dove rimanere, sempre in via definitiva, sentendo in ogni caso l’ombra del groviglio dei vicoli incombere su di sé, come una ferita antica o un destino ineludibile. 


Questo lo sapevano bene i cantautori e i poeti e lo sanno altrettanto bene i protagonisti del romanzo di Sara Benedetti, abitanti di quel centro storico che è un mondo a sé, “caruggiai” la cui sorte è segnata ancor prima della loro nascita.


Diviso in tre parti, il libro copre un arco narrativo di trent’anni, dal 1988 al 2018, seguendo le trasformazioni della città e del suo protagonista, Tedesco, figlio di un padre mai conosciuto e di una prostituta, e collocandosi all’incrocio tra il racconto di formazione, il romanzo criminale e quello realista. Fondamentale per l’intero testo è l’impalcatura corale che riporta il fuoco della narrazione sul luogo prima ancora che sui personaggi – ricordando in questo modo le Cronache di Pratolini e il Pasolini dei Ragazzi di vita – di cui nessuno sa neppure il vero nome. Tedesco, Toso, Pagano, Lord Jim, Bruno Fondente, Morango e gli altri, sono infatti identità che esistono solo nei loro rapporti reciproci e in relazione alla dimensione comunitaria del loro habitat, via della Maddalena, un orizzonte chiuso fatto di malavita, furti, coltellate, combattimenti tra cani dove ogni debolezza è una croce. Una vita continuamente dentro e fuori dal carcere di Marassi – vero e proprio rito di iniziazione alla disumanità del mondo – che tratteggia un universo “spalmato in orizzontale”.


Così, se in alcuni luoghi Sulla cattiva strada patisce forse un po’ troppo l’influenza di quell’immaginario mitologico legato alla città – a partire dal titolo, tratto da un’omonima canzone di De André –, è pur vero che Benedetti dipinge con abilità, eleganza e acuta sensibilità il mondo derelitto di una comunità masnadiera dai vincoli inestinguibili, fondata su valori primitivi e leggi non scritte, in un panorama di ciclici fallimenti dove non c’è spazio per il riscatto o l’emancipazione.


Sulla cattiva strada
Sara Benedetti
Nottetempo, 320 pp., 17 euro

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