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Il Dante di Florenskij. Tra poesia e scienza
La recensione del libro di Natalino Valentini, Guerini e Associati, Lindau, pp. 144, 14 euro
Se oggi, in Italia, la figura e l’opera di Pavel A. Florenskij sono ormai abbastanza conosciute, gran parte del merito va a Natalino Valentini che da oltre un quarto di secolo studia con grande passione e competenza la straordinaria personalità di questo filosofo, teologo e scienziato, nonché marito amorevole, padre di famiglia e sacerdote ortodosso, paragonato niente meno che a Leonardo da Vinci, perseguitato e infine fucilato dai comunisti sovietici nel 1937, all’età di 55 anni.
L’Autore ci informa che la persecuzione nei confronti di padre Pavel si intensificò all’indomani della pubblicazione dei suoi studi su Dante, portati a termine in occasione del VI centenario della morte dell’Alighieri. Afferma Valentini: “L’attrazione di Pavel A. Florenskij per l’opera di Dante Alighieri nasce anzitutto dall’incontro con la Weltanschauung medievale incarnata dal poeta fiorentino, una visione integrale del mondo nella quale convergono e trovano mirabile sintesi letteratura e teologia, poesia e filosofia, mistica e scienza, astronomia e cosmologia, ma anche la storia, tra memoria e profezia, unitamente ad altre forme della creatività umana”. Colpisce in modo del tutto particolare l’originale interpretazione, proposta dal grande pensatore russo, dello spazio geometrico che caratterizza la Divina Commedia: secondo Florenskij, Dante non si avvalse della concezione euclidea dello spazio, ma fece riferimento a uno spazio curvo, quadridimensionale, che sembra addirittura anticipare la geometria dello spazio-tempo di Einstein e la sua teoria della relatività generale.
Questa lettura così innovativa, unita a una sorprendente applicazione della teoria degli immaginari in geometria, suscitò più di un sospetto nell’asfissiante e ottusa censura sovietica. Florenskij tentò invano di difendersi con una lettera, inviata alle autorità politiche, nella quale spiegava la propria posizione. La sordità del potere comunista fu totale; anzi, la situazione di padre Pavel si aggravò e nel 1928 egli subì il primo arresto. Dopo un periodo di relativa libertà, nel 1933 venne condannato a dieci anni di campo di concentramento. Non li sconterà per intero, in quanto, come si è detto, sarà giustiziato nei pressi di Leningrado nel dicembre del 1937. Oltre al dolore per una fine ingiusta, non si può non provare sgomento per il fatto che all’inizio di questa tragedia ci sia stata una coraggiosa e affascinante rilettura di Dante, uomo che come pochi altri cercò e amò ardentemente la libertà.
Il Dante di Florenskij. Tra poesia e scienza
Natalino Valentini
Guerini e Associati, Lindau, pp. 144, 14 euro
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