Deephaven

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Sarah Orne Jewett, Mattioli 1885, 196 pp., 12 euro

È stupefacente il romanticismo, la tragedia e l’avventura che si possono trovare in una tranquilla cittadina d’altri tempi, anche se per godersi a pieno la vita quotidiana bisogna concentrarsi sull’attenta osservazione della vita e del carattere, e ricavare piacere nel pensiero e nell’osservazione delle cose semplici, e possedere un interesse istintivo e curioso per ciò che agli occhi altrui è solo opacità priva di significato”. Deephaven è una cittadina dove tutto scorre lento, dove la vita è cadenzata dall’incedere delle stagioni, dove l’opacità si fa cangiante. In estate, quel paese nel New England si anima, soprattutto di benestanti che da Boston si spingono fino a lì per trascorrere delle giornate tranquille. Tra questi ci sono Kate ed Helen, amiche intime e complici – per quanto la fine dell’Ottocento potesse concedere – che a Deephaven trascorrono l’estate, nella casa di una vecchia prozia di Kate mancata da poco. “Siamo talmente buone amiche che spesso ce ne rimanevamo in silenzio a lungo, mentre dei semplici conoscenti si sentono obbligati a parlare e a cercare d’intrattenersi a vicenda”. Il silenzio è una delle dimensioni che abita l’estate di Helen a Kate, tra qualche visita ai conoscenti, giornate al mare – magari cercando di pescare orate – e passeggiate in cui l’unico rumore che si sente è quello delle canne frustate dal vento. L’aria poi si fa immobile, come immobile sembra essere quella piccola città che racchiude un’estate infinita. C’è una contaminazione totale, quasi uno sfondamento di confine, tra dove finiscono le due donne e comincia l’ambiente – o meglio – il paesaggio che le circonda. Sempre rassicurante, accogliente, pacificato. Un luogo cristallizzato dove trovare svago nel non fare niente o magari nello sfogliare una nuova rivista uscita da poco (The Atlantic, che viene pubblicata per la prima volta nel 1857). Kate ed Helen si acclimatano a quella nuova vita, ne assorbono i ritmi e le influenze, vivono in armonia con la comunità del luogo. Il punto fermo rimane sempre il legame tra le due, il desiderio di condividere insieme quei luoghi e quel tempo che non può più tornare. 

 
Sarah Orne Jewitt restituisce, con eleganza e compostezza, le atmosfere rarefatte e cadenzate di una stagione, dal suo nascere al suo declino. “E chissà se un giorno Kate Lancaster e io torneremo a Deephaven per amore dei vecchi tempi, e leggeremo gli epitaffi nel cimitero, guarderemo il mare e parleremo sussurrando delle ragazze che furono così felici lì, un’estate di molto tempo prima”.  
 

Deephaven
Sarah Orne Jewett
Mattioli 1885, 196 pp., 12 euro

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