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L'azione politica del filosofo. La vita e il pensiero di Alexandre Kojève
La recensione del libro di Marco Filoni, Bollati Boringhieri, 346 pp., 22 euro
Aleksandr Kozevnikov ha diciotto anni quando, nel 1920, lascia la Russia in pieno fermento rivoluzionario. Ad Heidelberg studia filosofia con Jaspers e scrive una tesi sul pensiero religioso di Solov’ëv, congedandosi dalla tradizione spirituale del suo paese di origine.
Negli anni Trenta, a Parigi, i corsi di Alexandre Kojève – questo il nome acquisito con la naturalizzazione – diventano un mito per un’intera generazione di intellettuali. Kojève propone una lettura di Hegel attualizzante e contaminata con la lezione di Heidegger sulla finitezza, incentrata sul piano dell’esistenza storica in cui gli uomini, attraverso il lavoro e la lotta, costruiscono il proprio avvenire. La biografia di Marco Filoni torna continuamente sulla cifra enigmatica della vita di Kojève.
Cosa animava un uomo che, durante l’occupazione tedesca di Parigi, cerca di far arrivare a Stalin una lunga lettera di riflessioni sulla filosofia della storia, si intende con la Resistenza e si presta a pensare i termini della ricostruzione nazionale per il governo di Vichy? Un doppio gioco condotto dal superiore punto di vista che le traiettorie politiche dell’ovest e dell’est avrebbero portato gli uomini al medesimo stadio post-storico? Eppure per Kojève, diversamente che per il suo epigono Fukuyama, la fine della storia (il mercato e la liberal-democrazia universali) non era un esito auspicabile. Nel 1945 coglie l’occasione di farsi assumere, grazie a un antico allievo, al Ministero francese degli affari economici. Qui per due decenni non ha una posizione definita, ma la sua dialettica è decisiva nei negoziati per libero scambio.
Continua a studiare e a scrivere, libero dal perfezionismo della pubblicazione, anche se a volte prevede che i suoi scritti usciranno postumi. E’ il caso di un emblematico parere sulla politica estera francese (una traduzione è apparsa di recente in Limes, di nuovo a cura di Filoni), secondo il quale la Francia avrebbe dovuto formare con Spagna e Italia un “impero latino” orientato a favorire lo sviluppo economico dell’Africa settentrionale.
Nel dialogo, nella riflessione estemporanea (meglio se assistita da schemi su carta composti da frecce, disegni, rimandi e linee colorate: del resto era nipote di Kandinskij) sembra trovare la sua soddisfazione. Nel 1968 i servizi segreti francesi intendono convocarlo per metterlo di fronte a prove secondo loro inoppugnabili della sua collaborazione con il Kgb, ma Kojève muore all’improvviso per un infarto durante una riunione a Bruxelles.
L’azione politica del filosofo. La vita e il pensiero di Alexandre Kojève
Marco Filoni
Bollati Boringhieri, 346 pp., 22 euro
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