Una fogliata di libri

L'uccello blu di Erzerum

Alessandro Litta Modignani

La recensione del libro di Ian Manook, Fazi, 520 pp., 20 euro

"I tre predoni già scendono al galoppo lungo il pendio, con la sciabola sguainata. La madre urla alle figlie di nascondersi in mezzo al grano e afferra una forca, ma il primo cavaliere ha già raggiunto la piccola Haiganoush. Corri, Haiganoush, corri! Il cavallo piomba sulla bambina come un drago. (…) La lama disegna nel cielo un grande sole tondo che la bambina guarda impietrita, e l’uomo l’abbatte sulla testa di Haiganoush nel momento stesso in cui la forca di Gaianée gli si conficca nelle costole”.

 
E’ ispirato ai tristi racconti d’infanzia della nonna, originaria proprio di Erzurum, il lungo romanzo che lo scrittore francese Ian Manook (pseudonimo di Patrick Manoukian) dedica al genocidio degli armeni.

 
Il libro racconta, con cruda dovizia di particolari (su richiesta dell’editore, sono state eliminate alcune descrizioni troppo forti) le tremende vicissitudini di un popolo martoriato: dall’eliminazione di tutti i maschi adulti, trucidati nella maniera più barbara, alla deportazione di donne, vecchi e bambini, agli stupri sistematici delle ragazzine, poi vendute come servette alle famiglie turche o come prostitute negli harem del morente Impero ottomano.
Dopo la parte iniziale, dedicata al genocidio, il romanzo si dirama nella storia del Novecento europeo. La trama emigra in Francia, in Germania, negli Stati Uniti, nell’Armenia sovietica, inseguendo i suoi protagonisti. Sulla scena del mondo si avvicendano i nostri eroi, le cui vite vengono gettate come dadi sul tavolo della Storia, generando un alternarsi di speranze e angosce. Spesso riemergono a sorpresa personaggi che il lettore credeva morti o scomparsi. Drammi e tragedie si susseguono a ritmo incalzante.

 
Fra mille vicissitudini, i protagonisti riescono a trovare anche la felicità: nel romanzo di Manook ci sono amore e poesia, sangue e violenza, situazioni grottesche e persino un po’ di sesso. Non mancano ovviamente i buoni: il derviscio che sa imporsi con lo sguardo, l’ufficiale medico tedesco che soccorre i feriti, l’americano compassionevole che salva i protagonisti nelle circostanze più drammatiche.

  
L’uccello blu di Erzerum è un romanzo avventuroso, in cui accade di tutto e di più; un racconto ricco di colpi di scena, con sorprese a getto continuo, in una sapiente alternanza di oppressione e riscossa, quest’ultima alimentata a oltranza dall’ardimento dei protagonisti. Manook racconta il genocidio armeno con una tecnica narrativa che ricorda Wilbur Smith, assai più di Franz Werfel o Antonia Arslan. 

  

L'uccello blu di Erzerum
Ian Manook,
Fazi, 520 pp., 20 euro

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