Una fogliata di libri
Io, lui e Muhammad Ali
La recensione del libro di Randa Jarrar (Racconti, 211 pp., 16 euro)
Come sono belle queste storie di Randa Jarrar, scrittrice americana di origine egiziana e palestinese di cui Racconti edizioni ha da poco pubblicato la raccolta Io, lui e Muhammad Ali. Sono belle perché sono vive e del tutto prive di filtri, e loro donne sole e arrabbiate ma piene di speranza verso il futuro ci arrivano addosso come treni ad alta velocità. O meglio: siamo noi lettori, per il tempo che dura ogni racconto, ad avere la sensazione di salire su quei treni e venire risucchiati dal viaggio, uscendone poi, a racconto finito, frastornati come se davvero fossimo stati altrove per decine di minuti. Le donne di Randa Jarrar si muovono tra l’Egitto e gli Stati Uniti, vanno in bicicletta sotto la pioggia, prendono l’ae - reo per andare a disperdere le ceneri del proprio padre davanti alle piramidi, hanno voglia di sesso, meno di amore, e quando guardano il mare ci vedono un tappeto lucido e azzurro srotolato nella brezza da una donna antica. Bisogna essere molto bravi, per inghiottire il lettore e farlo scomparire dentro una storia senza che senta mai, nemmeno una volta, la finzione narrativa, ma dandogli invece la sensazione, appunto, di venire catapultato nella mente di un personaggio, di vedere la realtà da quel treno che corre. Perché questo siamo: prendete il nostro pianeta, immaginatelo solcato da una fitta ragnatela di binari sopraelevati, sotterranei, pulsanti come serpenti oppure immaginari; su ciascun binario sfrecciano molti treni e i treni siamo noi. E’ difficile figurarsi sulla locomotiva di qualcun altro, impegnati come siamo a non far deragliare la nostra. Eppure Jarrar è capace di farcelo fare, e in ogni racconto ci fa pensare di essere dentro a un’altra vita, a un’altra testa: siamo la ragazza che non ha mai lasciato il suo palazzo ad Alessandria, ma siamo anche quella che vive nel Queens, a New York, e ci spiega che quando vieni ripudiata dalla famiglia perché sei incinta di un non musulmano e non sposata è un po’ co - me se tua madre diventasse la tua amante clandestina, perché inizia a chiamarti di nascosto dalle cabine telefoniche e tu a desiderare di poter tornare a casa lasciando l’ubriacone che ti ha messa incinta e a cui spesso, in arabo, dici: spero che tu muoia presto (quando lui chiede cosa hai detto, traduci sempre con: ti amo). La vita è più complicata di un lancio di dadi, o forse no, e Randa Jarrar sa raccontare benissimo tutta l’incertezza, il caos, la scommessa che ciascuno di noi fa con il cielo o con se stesso fintanto che gli è dato di vivere. Un plauso va a Racconti edizioni, che da anni ormai porta in Italia libri colmi di talento e bellezza, e un altro va alla splendida traduzione di Giorgia Sallusti, capace di restituire ogni goccia di velocità.
Randa Jarrar
Io, lui e Muhammad Ali
Racconti, 211 pp., 16 euro
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