Una fogliata di libri
La Linea
La recensione del libro di Lucio Pellegrini (La nave di Teseo, 352 pp., 20 euro)
Il romanzo borghese è vivo e vegeto e La Linea, appena pubblicato dalla Nave di Teseo, ne è la dimostrazione. Una famiglia. Quattro generazioni. La fine del Novecento. Questo, in poche parole, il succo del bell’esordio di Lucio Pellegrini, regista di cinema e serie televisive, che, parafrasando la celebre massima tratta dall’Anna Karenina di Lev Tolstoj – “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo –, racconta le vicende dei Mattei, una famiglia disfunzionale che di più non si può, concentrandosi sulle esistenze di Stelio, di sua moglie Angiòla e dei suoi tre figli, Anita, Tullio e Olivia. Stelio, “ex sessantottino che ha fatto i soldi come tutti i sessantottini”, è quello che oggi verrebbe definito archistar. Angiòla, donna scostante, madre assente, moglie devota, è il suo perfetto completamento. Sono megalomani e fragili, in perenne equilibrio e la descrizione che fa di loro Anita, all’inizio del libro, parla da sola: “Che bisogno c’era di venire tutti in Eritrea così, da un giorno all’altro, come se fosse una bella vacanza? Questo non sopporti dei tuoi genitori. Questa ricerca continua del romanzesco, questa ossessione per l’avventura e la diversità, che ti piaceva tanto quand’eri piccola, questa fuga forzata dalla banalità, nelle frasi, nei gesti, nelle reazioni, che ti pareva un valore, qualcosa da raccontare in classe, e oggi ti sembra solo follia. La verità è che sono un clan, sono i Mattei. E noi non siamo altro che i figli dei Mattei”. Stelio, visionario, depresso e ombroso, ha raggiunto il successo a cinquant’anni. Angiòla, quando non è impegnata a ritrovare se stessa praticando rituali di hayauasca o facendo interminabili sessioni di yoga, vive la propria vita di riflesso, come se nulla la riguardasse personalmente. I loro figli, “come tre isole alla deriva”, diventano rispettivamente un’influencer, uno scrittore di fumetti fallito e una maestra di tennis, sopraffatta dal proprio talento e incapace di realizzarsi. Seguiremo così le loro vicende tra ville scalcagnate nella periferia romana e appartamenti radical-chic nel Marais parigino. Oppure, a bordo di polverose jeep nell’Eritrea italianizzata o a spasso per le umide e nebbiose calli veneziane degli anni Settanta. Si respira l’aria dei nostri tempi e dei nostri luoghi, all’interno delle pagine di questo romanzo che, in fondo, attraverso le sorti dei Mattei narra la storia di una qualsiasi famiglia borghese, con nonni facoltosi, vecchie zie e nipoti un po’ scapestrati.
Lucio Pellegrini
La Linea
La nave di Teseo, 352 pp., 20 euro
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