Abitare stanca
La recensione del libro di Sarah Gainsforth, effequ, 296 pp., 18 euro
La riflessione sulla casa, da valutare nelle sue accezioni di elemento politico e sociale, si è resa urgente e improrogabile in conseguenza dell’evento pandemico, delle esperienze del lockdown, della segregazione domestica e del rapporto con gli spazi privati che quotidianamente abitiamo.
Ai tanti saggi in merito si aggiunge quello di Sarah Gainsforth, giornalista e scrittrice americana di origini irlandesi, trapiantata a Roma che, nel trattare una serie di istanze urbanistiche, storiche e sociali in merito alla casa, sceglie una prospettiva inedita. Gainsforth infatti utilizza come cardine del testo la storia di sé e delle proprie origini, ibridando la forma del saggio con il romanzo familiare. Così, il libro esordisce con il racconto dei bisnonni irlandesi alla fine dell’Ottocento per passare poi alla storia del padre tra l’America della crisi economica, l’Inghilterra degli slum fino al trasferimento a Roma che diventa metafora dell’evoluzione della città in direzione metropolitana a seguito dell’industrializzazione.
La biografia familiare, affiancata da episodi e fenomeni della Storia, come la grande carestia in Irlanda del 1845, il Dust bowl del 1930, la società della Liverpool del primo Novecento o l’abusivismo edilizio dei 60 italiani, si fa pretesto per raccontare, attraverso una geografia composita e vasta, la nascita in età moderna degli spazi urbani proletarizzati e la conseguente evoluzione delle politiche ad essi connesse. Ma più di altro, la riflessione di Gainsforth si concentra intorno alla contraddittoria ipoteca che l’economia moderna ha posto sulla casa, considerare cioè l’abitazione come una merce e non come uno spazio fisico necessario alla cura e alla riproduzione privata e sociale.
Ecco che allora ragionare intorno allo spazio domestico nell’accezione di merce significa parlare di lavoro, di disparità economiche (in Italia, un abitante su quattro possiede una seconda casa e, di questi proprietari, il 40 per cento appartiene alla fascia di reddito alto) e in buona sostanza dei giovani e dell’ostacolo all’indipendenza che patiscono, privati nella loro precarietà della possibilità di vivere in condizioni di autonomia e benessere.
Turistificazione delle città, affitti alle stelle, case dormitorio, ma anche occupazioni, social housing, strategie dal basso, sono tutti fenomeni che indicano come la casa sia oggi più che mai un terreno di scontro tra visioni differenti della società e attorno a cui, per questi motivi, è necessario continuare a discutere.
Abitare stanca
Sarah Gainsforth
effequ, 296 pp., 18 euro
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