una fogliata di libri
L'incognita
La recensione del libro di Hermann Broch, Carbonio editore, 189 pp., 14,50 euro
È l’amore l’unica “teoria del tutto”. L’incognita che “ha parole di vita eterna”. Anche per un matematico devoto che, quelle parole, sembra non riuscire a riconoscerle. Come Richard Hieck, protagonista di un libro che si intitola appunto L’incognita, di Hermann Broch – grande scrittore mitteleuropeo naturalizzato americano del primo Novecento, divenuto celebre per la trilogia I sonnambuli (1931-32) – oggi ripubblicato dopo oltre quarant’anni di oblio, e dedicato alla battaglia tra il conoscibile e l’inconoscibile che è la vita. Questo il punto: può bastare la scienza? Nella sua precisione, spiega tutto. Eppure, in essa c’è “l’esaltazione della conoscenza, ma non la serenità”.
Richard si butta nella ricerca, dai numeri agli insiemi, dalla fisica all’astronomia, senza soluzione di continuità, con l’unico obiettivo di misurare ogni esperienza, ogni cosa, rendendola tangibile, concreta, vivente per sé stessa. Ma “la ragione gli ha un po’ preso la mano”, canterebbe beffardo l’Edoardo Bennato de “L’isola che non c’è”. Perché nulla è più vivente della vita stessa. Che percorre sentieri imperscrutabili. Che esplode senza preavviso. Un padre ombroso e “notturno”, mai veramente capito, che muore prematuramente; una madre che con ironia tenta di sopravvivere a un’esistenza drammatica; una sorella granitica, Susanne, con la vocazione alla vita monastica; un fratello giovane e insicuro, Otto, che muore suicida, vittima del proprio rancore febbrile e disperato.
Ed è proprio in questo affresco familiare inquieto, presentato con scrittura tesa, asciutta, che inizia a insinuarsi lo stupore per i segni di ciò che la sola ragione, con i suoi perché, non può afferrare. E che punteggiano qua e là la trama, quasi fossero cespugli di rododendri sparsi per una radura dolomitica: il cielo stellato che si accende all’improvviso nelle notti d’estate; “lo scampanio delle cattedrali”; gli occhi di una donna che guardano acquosi il proprio amato in attesa di un “sì”. E’ lo sgretolamento del sistema di fronte al balzo del cuore. Che apre in Richard la crepa del dubbio: la possibilità dell’infinito, di riconoscere il divino nell’immanenza del reale. Come chi alla finitudine del calcolo antepone l’eternità dell’Amore, con l’iniziale maiuscola e minuscola a un tempo. Ché l’origine è al fine la medesima.
Ecco allora la vera questione: può vivere l’uomo senza Dio e, quindi, senza fede? E a riconoscerlo qui, ora, come si fa? Domande, in una lotta che non è tra la conoscenza e l’ignoranza, ma tra la vita e la morte. Tra l’oscurità e la luce. Da almeno duemila anni.
L’incognita
Hermann Broch
Carbonio editore, 189 pp., 14,50 euro
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