Una fogliata di libri
Storie che accadono
La recensione del libro di Roberto Ferrucci, People, 176 pp., 16 euro
"Dove comincia una storia? Pensò che le storie non cominciano, le storie accadono e non hanno un principio”, scriveva Antonio Tabucchi ne L’angelo nero (Feltrinelli). Ma il libro di Roberto Ferrucci, Storie che accadono, che racconta l’intenso legame tra l’autore e Tabucchi, un inizio ben preciso ce l’ha: la fermata del tram 28 di Praça São João Bosco di Lisbona. Da quel punto preciso si sviluppa una narrazione intima dell’autore fatta di ricordi, suggestioni, flashback ed emozioni talvolta contrastanti, seguendo un senso del tempo a due dimensioni. Da una parte il viaggio del tram, dove da un sedile in pelle rossa e un finestrino scorrono le immagini di una Lisbona sfavillante, come se fossero scene di un film, e dall’altra il tempo di due vite, una in corso e una terminata anzitempo che continua, però, ad avere una sua esistenza nella voce, e nella scrittura, di chi rimane.
Roberto Ferrucci propone ai lettori una geografia sentimentale dei luoghi, della vita e delle opere di Tabucchi attraverso la profonda lente del loro legame di amicizia. Dalla fermata sino al capolinea, lo sguardo dell’autore si posa su piccole intermittenze del cuore, da Cemitério dos Prazeres, dove sono riposte le ceneri di Tabucchi, ai quartieri di Alfama, Graça, Estrela e Baixa Pombalina, per iniziare un tuffo fuori da quello spazio e quel tempo. L’io narrante torna così a rivivere il primo incontro con Tabucchi a Viareggio e l’ultimo, anche se non lo sapevano, a Vecchiano, la sua casa natale. Ma anche Parigi, a Rue de l’Université, dove solo a pensarci gli sembra “sentire ancora il riverbero delle pacche di Tabucchi”, e di nuovo, immancabilmente, Lisbona, dove non si sono mai incontrati di persona, se non adesso, grazie a queste pagine.
Ferrucci traccia un omaggio a un grande protagonista e interprete della cultura europea, mentore e amico, come a volere trattenere quel che rimane immutabile, e immaginare come sarebbe stato: “Spesso mi succede di fare quel pensiero ozioso, un po’ inutile, mi chiedo cosa avrebbe scritto se. Me lo hanno anche chiesto, troppe volte, come se possedessi chissà quali titoli che mi consentissero di sapere e, naturalmente, ho sempre glissato, senza mai dare risposte sensate”. Un libro di storie, accadute e storie ricordate, che sono salite insieme al passeggero del tram 28 e poi scese, sparite chissà dove, pronte per un nuovo principio che “non si vede, sfugge, perché era già iscritto in un altro principio, in un’altra storia”.
Roberto Ferrucci
People, 176 pp., 16 euro
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