Memoria delle mie puttane allegre
La recensione del libro di Carlotta Vagnoli, Marsilio, 148 pp., 12 euro
Da prima dell’esistenza stessa del concetto di bolla che per certi versi altro non è che una declinazione espansiva di se stessi, la possibilità di romperla, di farla scoppiare – cosa ben diversa da amplificarla – era deputata al rischio e all’avventura. Uscire da se stessi, comporta un percorso mai semplice e spesso articolato di emancipazione spaziale e mentale. Significa abbandonare luoghi e abitudini rassicuranti e scoprire e conoscere dinamiche che fino a poco tempo prima venivano ignorate o poco frequentate. La letteratura offre questa possibilità in ogni sua pagina e lo fa in maniera pressoché perpetua illuminando di volta in volta (e tutte le volte) parti di noi che non credevamo nemmeno che esistessero.
Ed è proprio dando forma a questa doppia lettura che l’ultimo libro di Carlotta Vagnoli incide nelle sue pagine un’interpretazione inedita e sorprendente di Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez. Compiendo un parallelismo tutt’altro che improbabile, ma anzi molto convincente, tra Marina di Castagneto Carducci, dove è nata e Macondo, Carlotta Vagnoli rielabora le figure femminili raccontate e descritte da Gabriel García Márquez, ritrovandole nei volti e nei corpi delle donne della propria infanzia e dei suoi ritorni verso casa compiuti negli anni. Memoria delle mie puttane allegre va oltre (finalmente) la banalizzazione retorica a cui sono sottoposte le figure femminili di Gabriel García Márquez e anche buona parte della sua letteratura, riportando finalmente in superficie le loro contraddizioni, la loro complessità. E come spesso accade quando si va a maneggiare grandi opere letterarie, vengono alla luce aspetti inediti e aderenti non solo al proprio tempo, ma direttamente al proprio lessico famigliare.
Vagnoli mette così in atto un vero e proprio viaggio di scoperta tra le pagine di Cent’anni di solitudine e tra le strade e le case di Marina di Castagneto Carducci. Un percorso che la vede narratrice e protagonista insieme alle donne del piccolo borgo toscano, una reinterpretazione delle donne di Macondo e di quelle della propria vita che si mischiano e parlano e ridono tra loro in una festa che aveva bisogno solo di incominciare. Memoria delle mie puttane allegre attua così un doppio recupero in cui le donne di Macondo salvano le donne di Marina di Castagneto Carducci e in cui quest’ultime riportano in vita figure letterarie che una cultura critica stanca e annoiata aveva ridotto a pure e semplice stereotipo. Un bellissimo ritorno a casa.
Memoria delle mie puttane allegre
Carlotta Vagnoli
Marsilio, 148 pp., 12 euro
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