Silenzio dell'uomo e silenzio di Dio

Maurizio Schoepflin

La recensione del libro di Francesco Zanella, Paideia, 242 pp., 28 euro
 

Questo studio propone un affascinante viaggio nel tema del silenzio nelle fonti antiche e tardo antiche pagane, cristiane, gnostiche ed ebraiche, coprendo un arco di tempo che spazia grosso modo dall’VIII sec. a. C. al IX della nostra èra, cercando di prestare attenzione ad aspetti comuni, e anche contrastanti,  della riflessione sul silenzio nei diversi ambiti culturali in questione, ovvero mondo classico, cristianesimo, gnosticismo e giudaismo”. Così Francesco Zanella, ricercatore presso l’Università di Bonn, presenta al lettore questo suo lavoro, frutto di un’amplissima e assai accurata analisi delle fonti, testimoniata soltanto parzialmente dal pur vasto indice dei passi discussi lungo le dense pagine del libro. Del silenzio, l’autore ha evidenziato gli aspetti generali, sociali e gnoseologico-teologici. I primi riguardano, fra l’altro, l’identità di chi tace, la scelta del momento opportuno per evitare di parlare, l’esistenza del silenzio interiore.

 

Gli aspetti sociali concernono il silenzio inteso come comportamento e chiamano in causa i rapporti con gli altri, mediati dalla parola o dall’assenza di essa. Infine, la dimensione teologica e gnoseologica del silenzio richiede soprattutto lo studio del rapporto fra parola e intelletto e della possibilità di dire qualcosa intorno alle realtà considerate ineffabili. Volendo sintetizzare i risultati delle sue ricerche, Zanella indica i cinque punti di vista, comuni agli ambiti culturali e religiosi presi in esame, tenendo presenti i quali è stato approfondito il tema del silenzio. Vi è il silenzio esteriore, inteso come virtù o strategia retorica; c’è poi il silenzio come freno alla diffusione inopportuna di conoscenza; successivamente incontriamo il silenzio cognitivo, che testimonia l’incapacità dell’intelletto umano di comprendere la natura ineffabile del principio supremo; segue il silenzio interiore come quiete dell’anima che adora Dio; infine, troviamo il silenzio divino, che si presenta come attributo proprio della natura di Dio. Il valore del silenzio fu ampiamente riconosciuto nell’antichità. Scrive il grande poeta greco  Pindaro: “Spesso serbare il silenzio è per l’uomo saggissimo avviso”, mentre nel libro biblico dei Proverbi si legge: “Nella moltitudine delle parole non manca la colpa, chi frena le sue labbra è saggio”. Fanno eco a queste le seguenti parole di Clemente Alessandrino, apologeta cristiano del II secolo: “E’ meglio tacere piuttosto che contraddire, aggiungendo il torto all’ignoranza”. 

 

Silenzio dell’uomo e silenzio di Dio
Francesco Zanella
Paideia, 242 pp., 28 euro

Di più su questi argomenti: