Una fogliata di libri

Questi capelli

Federica Bassignana

La recensione del libro di Djaimilia Pereira de Almeida, La Nuova Frontiera, 160 pp., 15,90 euro

A volte è difficile dire “io”. Perché difficile è definirne i contorni e prima ancora capire da dove abbiano origine. E proprio per questo risulta quanto mai complesso tracciare la propria identità nel mondo, specchiarsi nella propria immagine riflessa e, infine, riconoscersi. Lo si percepisce con una chiarezza inattesa nella scrittura di Djaimilia Pereira de Almeida, autrice angolana-portoghese che proprio nello spazio di quel trattino che unisce – o divide, a seconda dei punti di vista – le sue due nazionalità fa scaturire tutta la riflessione del suo libro Questi capelli. Tra il memoir, che di estremamente personale ha anche la licenza poetica della caducità e rivisitazione del ricordo, e l’invenzione letteraria, il romanzo si delinea attraverso un punto di vista d’eccezione, allegoria esistenziale se non addirittura analisi socio-culturale: i capelli, quelli crespi, secchi, spettinati, indomabili. La chioma della narratrice, Mila, intreccia la storia della sua famiglia per quattro generazioni, rileggendo le loro storie attraverso vecchi album di famiglia, fotografie color seppia, filmati muti.

La narrazione della biografia dei propri capelli assume in sé una valenza cruciale non solo di estetica, ma soprattutto di appartenenza. Nata da padre portoghese e madre angolana, legata a Lisbona e a Luanda, la voce narrante si pone un interrogativo essenziale: “Chi è Mila?”. E’ una domanda che attraversa tutto il libro, con un’esattezza cristallina, come se l’autrice bussasse a una porta ricercando domande a cui solo lei può rispondere. Un appello sincero che richiede una promessa: cercarsi senza tradirsi. Ma come può non tradirsi chi sente di non appartiene a nessun luogo? Rimanere fedeli a sé stessi presuppone la consapevolezza delle proprie radici, ma quando queste si diramano tra due continenti il percorso di conoscenza è differente, più tortuoso, ma brilla di una luce propria.

Perché ogni direzione e ogni slancio implicano un punto di partenza, e se non si riesce a riconoscerlo con chiarezza, allora non è più necessario “sapere dove stiamo andando e possiamo anche sentirci persi o pensare che stiamo sbagliando su qualche punto essenziale”. Una riflessione intima e universale, sospesa e attuale: “Dove ho lasciato Mila?”, scrive la narratrice, come se parlasse di un mazzo di chiavi e non di sé stessa e attraversando questa ricerca, con costanza, nostalgia, e ambizione si pettina per iscritto, cercando di fare in modo che il libro non le sfugga di mano.

 

Djaimilia Pereira de Almeida
Questi capelli

La Nuova Frontiera, 160 pp., 15,90 euro

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