una fogliata di libri

Maria Zef

Giacomo Giossi

La recensione del libro di Paola Drigo, minimum fax, 202 pp., 14 euro

Ambientato nella durezza aspra delle montagne della Carnia degli anni Trenta, Maria Zef di Paola Drigo è un romanzo preceduto da un’eco potentissima: per come ha saputo affrontare tematiche di genere e allo stesso tempo lo straziante dramma della povertà che caratterizzava le zone alpine all’inizio del secolo scorso. Ha fatto benissimo Minimum Fax a riportare nelle librerie quella che è una pietra miliare della letteratura italiana troppo a lungo assente dagli scaffali e che vive ancora oggi di una lingua dalla straordinaria freschezza e attualità. Paola Drigo nata alla fine dell’Ottocento è la prima grande scrittrice e giornalista italiana ad ottenere spazio (collaborava già per il Corriere della Sera) e un vero e proprio successo letterario. 

 

Scrittrice di racconti e romanzi, con Maria Zef Paola Drigo scandalizza la società italiana dell’epoca, dando una svolta alla sua letteratura parlando di fame e disagio sociale con cruda schiettezza. Una lingua che rivela anche oggi con esemplare modernità una forza evocativa straordinaria. Sfondo e protagoniste della storia le montagne mostrate in tutta la loro tragica inospitalità. Un realismo magnetico che porta i lettori a vivere la tragica vicenda di Mariute e Rosùte, orfane di madre e abbandonate alla violenza di uno zio che si rivela un orco privo di ogni forma di clemenza. Il mondo è quello contadino e le pratiche sociali riportano più ai libri di Piero Camporesi che a un Novecento di riscatto e modernità. L’infanzia è solo un dato anagrafico nella vita di Maria e di sua sorella, anzi più che altro un ostacolo all’emancipazione dalla fame e un’impossibilità palese a proteggere se stessi con la forza che quel mondo arcaico richiedeva a chiunque.

 

A dominare sono gli uomini, i maschi che alle leggi della montagna oppongono “leggi umane” altrettanto dure e violente. La vita è pura sopravvivenza e la religione si palesa in una chiesa quale esile rifugio. Restano così le infinite notti affamate e confuse da visioni a tratti lisergiche come solo la fame e la fatica possono dare. Lontano dall’ideologia neorealista che a distanza di decenni affatica o peggio ha terribilmente invecchiato molti dei testi degli anni Cinquanta e Sessanta, Maria Zef sembra parlare con la piccola Maria, seppure da un altro secolo, direttamente a El, Eleven di Stranger Things. Maria Zef si regge infatti straordinariamente sull’universalità emotiva e sentimentale di una bambina, e sulla sua capacità – nonostante tutto – di immaginare un possibile riscatto.

 

Maria Zef
Paola Drigo
Minimum fax, 202 pp., 14 euro

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