UNA FOGLIATA DI LIBRI
Racconti romani
La recensione del libro di Jhumpa Lahiri (Guanda, 256 pp., 17 euro)
Un atto d’amore verso l’Italia, parole intense – ora struggenti, ora critiche ma sempre emotivamente intense – per Roma, la città che l’ha accolta e che ne contende il cuore. Dal 2014, con In altre parole, la scrittrice Jhumpa Lahiri ha dichiarato di voler scrivere in italiano, un approdo, una fascinazione che ci ha regalato la prosa della vincitrice del premio Pulitzer (2000) e il suo sguardo, una prospettiva che da quasi dieci anni rilegge il nostro paese e la lingua.
Lahiri è appena tornata in libreria con Racconti romani (pubblicato da Guanda) e sabato riceverà a Pordenonelegge il premio “La Storia in un romanzo”. Si tratta di una silloge divisa in tre parti con chiari rimandi autobiografici, sfumature dorate che impreziosiscono una prosa sempre scorrevole e ben controllata, lasciando trapelare le emozioni dei protagonisti sin dal primo testo “Il confine”, passando per “Casa luminosa” e “Le feste di P.” (fra i più intensi) giungendo sino a Dante Alighieri, con il quale si conclude la raccolta. Qui Lahiri narra come la fine d’un acerbo amore sia stato sublimato dalla scoperta del sommo poeta, dando vita a una carriera letteraria nella quale è davvero impossibile non ritrovare tracce dell’autrice.
Dopo Il vestito dei libri, Dove mi trovo e Il quaderno di Nerina, in Racconti romani affiora un chiaro omaggio ad Alberto Moravia – che si palesa nella scelta di un linguaggio puro e nella brevitas dei testi qui raccolti (e in parte, già pubblicati altrove) – raccontando Roma dal punto di vista dei turisti, dei migranti e dei viaggiatori, una metamorfosi di punti di vista per narrare la città eterna, errando come Virgilio fra le tracce dei bagordi notturni che sfregiano la Scalea del Tamburino e una bellezza da mozzare il fiato, la violenza e lo splendore, luci e ombre che fatalmente rispecchiano le emozioni dei personaggi, alle prese con i propri patemi, umiliazioni, amori infranti e crocevia esistenziali.
Ancora, l’autrice coglie e racconta le meschinità della borghesia e il razzismo strisciante, fatto di sguardi e parole falsamente cortesi rivolte ai migranti e agli stranieri. Sono sfumature di significato che testimoniano lo sforzo profuso da Jhumpa Lahiri per rigenerare il proprio sguardo e la lingua, senza mai accontentarsi, con una semplicità della prosa solo apparente che lascia un’impronta nello sguardo di chi legge.
Racconti romani
Jhumpa Lahiri
Guanda, 256 pp., 17 euro