Del tutto illegale. E piuttosto contro la legge
La recensione del libro di Damon Runyon, Mattioli 1885, 316 pp., 16 euro
Giocatori d’azzardo, usurai, allibratori, musicisti, sportivi, aspiranti attrici e alcolizzati. Sono solo alcune delle tipologie umane che bazzicano la New York ai tempi del Proibizionismo. Al cuore dei diciannove racconti di Damon Runyon, giornalista e cronista sportivo americano da cui ha preso spunto “Bulli e pupe”, spettacolo teatrale prima e film poi, c’è una città che vive soprattutto di notte, fatta di locali dove si bevono illegalmente alcolici e dove le donne vengono chiamate bambole. Un mondo quasi sotterraneo che vive di regole proprie e quindi parla una lingua propria. E’ infatti lo slang l’elemento più connotativo di questi racconti, una lingua sincopata, ritmica a mo’ di jazz, parlata soprattutto dagli uomini spesso dediti alla malavita e alla ricerca del piacere effimero. Colibrì, Doppio Faccione, Smilzino, Manolesta: più che personaggi sono quasi prototipi, molto omogenei tra loro (anche troppo in qualche caso che sfocia in ripetitività) ma che restituiscono bene l’atmosfera di un tempo preciso, di un luogo preciso. Restituiscono un immaginario e insieme uno spaccato di vita. Come nel racconto “Dark Dolores”: lei donna bellissima e fatale che mette alla prova i pretendenti di turno con un bagno al largo, lui – Dave il Bello – che ha invece il compito di far riappacificare i mafiosi. Runyon è telegrafico e preciso – quasi cronachistico, com’è nella sua natura – nel descrivere ambienti e situazioni, attentissimo al dinamismo e all’azione più che alle componenti sentimentali ed emotive. I personaggi dei suoi racconti parlano di uomini che fanno i duri ma che poi si perdono e venderebbero tutto per una donna. Donne tutte bambole (o pupe, che dir si voglia) che spesso lavorano al guardaroba nei locali – più o meno clandestini – consapevoli del loro potere e del tempismo necessario per esercitarlo al meglio. C’è però anche spazio per la tenerezza come in “Per un amico”, i cui protagonisti sono Little Yid e Blind Benny. Il secondo, per l’appunto, è cieco e Yid “è un po’ gli occhi di Benny, gli spiega a modo suo quel che vede, come una corsa di cavalli o una partita di baseball o uno spettacolo o un film o qualsiasi altra cosa, perché Yid e Blind Benny, in un modo o nell’altro, riescono sempre a esserci quando in giro c’è qualcosa di interessante”. Lo scommettitore di cavalli a cui i due si rivolgono, soprannominato Rimorso, non ha dubbio alcuno che Benny non veda sostenendo che “forse è meglio così, perché Benny è talmente intelligente come cieco che se ci vedesse magari sarebbe troppo intelligente per sopravvivere”. E la Broadway dell’epoca era un luogo di pericolosa seduttività.
Del tutto illegale. E piuttosto contro la legge
Damon Runyon
Mattioli 1885, 316 pp., 16 euro