Leopardi e la filosofia
La recensione del libro di Remo Bodei, Mimesis, 146 pp., 14 euro
Nel suo capolavoro Il mondo come volontà e rappresentazione, il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860) afferma che nessuno ha trattato con maggiore lucidità e profondità di Giacomo Leopardi (1798-1837) la drammatica questione della miseria della vita umana. Questo giudizio, espresso da uno dei più grandi pensatori del XIX secolo, rappresenta una non trascurabile pezza d’appoggio per sostenere che il Recanatese, oltre che un poeta sublime, fu pure un filosofo di gran vaglia, secondo molti il maggiore dell’Ottocento italiano. Per questa ragione non sorprende che un eccellente storico del pensiero quale è stato il compianto Remo Bodei (1938-2019) abbia riservato una speciale attenzione a Leopardi, dedicandogli vari saggi composti tra il 1992 e il 2017 e ora raccolti in questo volume a cura di Gabriella Giglioni e Gaspare Polizzi. E sono proprio i curatori ad avvertire il lettore che gli scritti bodeiani, “sempre rivolti all’intreccio in Leopardi di filosofia e poesia, toccano, con significativi approfondimenti, vari aspetti centrali del pensiero leopardiano, quali il male e la condizione umana, il tema della ‘ultrafilosofia’, la riflessione sulla natura, con un approfondimento sul vulcanismo, il sublime e le ‘situazioni romantiche’, e non vengono trascurati i temi etico-politici”. Bodei dichiara di aver scelto di approfondire alcuni argomenti “in cui Leopardi intravede acutamente fenomeni che oggi, diventati macroscopici, caratterizzano la nostra epoca e i nostri modi di pensare e di sentire”. Questa prospettiva permette all’autore di inquadrare bene il dibattito riguardante le convinzioni filosofiche di Leopardi: fu un progressista o un conservatore, un rivoluzionario o un nichilista? Nulla di tutto ciò, replica Bodei: il Recanatese “fuoriesce da queste categorie, proprio perché imposta una concezione nuova, lontana tanto da l liberalismo del suo tempo, quanto dal pensiero reazionario, e vicino, piuttosto, a una critica degli usi della modernizzazione e non della modernizzazione stessa”. Certamente, Leopardi è convinto della fallacia delle dottrine che vedono nel progresso la garanzia della felicità: a suo giudizio, tali dottrine generano solamente illusioni incapaci di soddisfare le più profonde aspirazioni dell’uomo. Il Recanatese, come afferma Bodei, sa che “il primo passo per uscire dalle meschine illusioni attuali consiste nel riconoscimento preliminare e sobrio della nostra condizione di miseria e di sofferenza” e del “mal che ci fu dato in sorte”.
Leopardi e la filosofia
Remo Bodei
Mimesis, 146 pp., 14 euro
Una fogliata di libri