una fogliata di libri

Donne in viaggio

Federica Bassignana

La recensione del libro di Lucie Azema, Edizioni Tlon, 256 pp., 18 euro

E’ il 1889 e Nellie Bly, prima giornalista investigativa donna, decide di battere il record di Phileas Fogg del giro del mondo in meno di 80 giorni. “E’ impossibile tu possa farlo. In primo luogo, sei una donna, avresti bisogno di una protezione e dovresti portare così tanto bagaglio che non riusciresti a spostarti velocemente – risponde l’editore. Nessuno tranne un uomo può farlo”. Invece, alla fine, parte lei: da sola gira il mondo in 72 giorni, 6 ore, 11 minuti, 14 secondi e dopo la grandiosità del risultato il New York World la definisce “intrepida viaggiatrice”, aggiungendo un dettaglio estremamente rilevante: “In sottogonna”. L’urgenza del saggio pubblicato da Edizioni Tlon, Donne in viaggio. Storie e itinerari di emancipazione di Lucie Azema, giornalista, viaggiatrice e femminista, si può estendere tra queste due affermazioni. Da una parte l’intraprendenza di una donna che viene screditata – in quanto donna – nel voler compiere un viaggio da sola e dall’altra la legittimazione dell’utilizzo di un immaginario relegato a stereotipi di genere. Il libro è una geografia essenziale e ambiziosa di un continente emotivo, sociale e culturale, quello della “libertà solitaria, abitato da donne avventuriere che realizzano i loro sogni di viaggi”.

 

L’autrice accompagna lettrici e lettori in una riflessione sull’accesso delle donne alla dimensione del viaggio – argomento ancora poco indagato dagli studi femministi – decostruendo e decolonizzando la prospettiva dell’esplorazione come atto prettamente maschile. Da Alexandra David-Néel ad Anita Conti, da Mary Read ad Annemarie Schwarzenbach, si parla di donne pioniere della storia che, rompendo le catene che avevano attorno e dentro di sé, sono state “libere di viaggiare e libere per viaggiare”. Azema inserisce le loro azioni e flânerie e i loro scritti in una riflessione femminista globale: così, scardina l’avventura dal suo essere “fabbrica della mascolinità”, disfa il mito di Penelope, analizza la narrazione patriarcale che ha stigmatizzato il ruolo della donna escludendola dalla possibilità di ricerca dell’altrove.

 

Il saggio è una sorta di manifesto politico della riappropriazione di uno spazio circoscritto nella sua oggettivizzazione – il corpo della donna – e di uno spazio senza frontiere – il mondo e le donne che si muovono in esso, oltre la “stanza tutta per sé”. Un inno alla libertà intransigente, che non si china a compromessi, un viaggio per il quale tutte e tutti dovrebbero salpare.
   
Donne in viaggio
Lucie Azema
Edizioni Tlon, 256 pp., 18 euro

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