una fogliata di libri
Il Proustografo
La recensione del libro di Nicolas Ragonneau, Edizioni Clichy, 192 pp., 25 euro
Come per tutte le grandi invenzioni dell’umanità, anche il nome di Marcel Proust meriterebbe un suo proprio pantheon stilistico. Ora questa mancanza viene finalmente compensata grazie all’intuizione di Nicolas Ragonneau e, in Italia, alla casa editrice Clichy, che propone la traduzione del Proustographe (Denoël) avvalendosi, come già fatto altre volte, di due professionisti del calibro di Giuseppe Girimonti Greco ed Ezio Sinigaglia. E se “la monumentalità di Proust invita al conteggio, ai bilanci, alla somma delle occorrenze, alla registrazione dei record, alle rappresentazioni grafiche del Tempo, dello Spazio e dei Numeri”, le accattivanti infografiche – in stile Art déco e influenzate dal Movimento Bauhaus, dunque con una prevalenza schiacciante di forme lineari e geometriche – elaborate da Nicolas Beaujouan sono state create apposta per dimostrarcelo: senza di esse non saremmo in grado di approcciarci pienamente a quella grande opera del Ventesimo secolo che resta Alla ricerca del tempo perduto. Non si tratta infatti di uno dei soliti studi su Proust ma di un ensemble di dati e delle più svariate informazioni riguardanti il celebre scrittore francese e il periodo storico in cui è vissuto: basti pensare all’Affaire Dreyfus e alla querelle che divise la Francia a cavallo tra Ottocento e Novecento, dalla quale l’autore della Recherche rimase fortemente colpito, essendo lui stesso un demi-juif, tanto che il nome dell’ufficiale alsaziano apparirà all’interno del romanzo-fiume per ben 109 volte.
Ma a che serve questo Proustografo, in fin dei conti? La risposta è semplice: per dare una visione d’insieme dell’opera proustiana, sia dal punto di vista della forma che del contenuto, senza tralasciare la fitta bibliografia critica così come le numerose traduzioni in lingue straniere di cui essa è stata fatta oggetto nel corso di più di un secolo di esistenza. Inoltre, per suo tramite, veniamo a conoscenza che la frase più corta è di una parola (“Ah !”), mentre la più lunga di 853 (ovviamente non riproducibile qui); che la parola “come” è una delle più utilizzate nella Recherche; che tracciando una linea immaginaria dal primo all’ultimo termine si raggiungerebbe una linea di testo di 10,3 chilometri!
Infine, avrebbe amato lo stesso Proust questo lavoro? Thierry Laget, prefatore del libro, è sicuro “che non lo avrebbe giudicato male”, anche se “si tratta certo di uno strumento che tende a schematizzare e a relegare i dettagli in secondo piano”. Forse lo avrebbe invece amato alla follia.
Il Proustografo
Nicolas Ragonneau
Edizioni Clichy, 192 pp., 25 euro