L'universo musicale di Bach
La recensione del libro di Christoph Wolff, il Saggiatore, 525 pp., 65 euro
Ecco un magnifico regalo di Natale. Un libro che non si smetterebbe mai di consultare e di lodare. Christoph Wolff, professore emerito presso l’Università di Harvard, già direttore del Bach-Archiv di Lipsia è autore di numerosi testi dedicati alla storia della musica. Si è numerose volte occupato di Bach: mirabile ossessione. Ricorderemo almeno Johann Sebastian Bach: La scienza della musica (2003). Biografia ragguardevole. Con L’universo musicale di Bach, Wolff si sofferma in particolare sul suo stile compositivo, sottolineandone la genialità, ma soprattutto la capacità di creare attraverso questo metodo una sorta di galassia, un universo in costante espansione, che nei secoli ha sedotto musicisti, matematici, filosofi o semplici ascoltatori. Come scrive Wolff nella sua introduzione: “In gran parte indipendente dagli eventi esterni della sua vita, l’universo di Bach assomiglia a un grande cosmo in cui ciascuna delle sue inesauribili idee musicali trova il proprio posto”. Da questa galassia, Wolff isola un numero ristretto di opere che vengono studiate, approfondite, grazie all’analisi di manoscritti (spesso riprodotti nel volume), fonti d’epoca che dotano le composizioni di supplementi informativi e permettono di consolidare una visione allargata del contesto storico che le ingloba. Concerti Brandeburghesi, Arte della fuga, Clavicembalo ben temperato, Partite per violino, Suite per violoncello, semplici album per tastiera: qual è l’opera che preferite? E in quale esecuzione? Con piglio filologico, ma senza pedanteria, Wolff scandaglia, fa parlare le carte in modo che le note risuonino nel modo giusto. Si prenda ad esempio l’elaborazione di idee musicali polifoniche. Per Bach, “l’elaborazione contrappuntistica di un tema, dunque, presentava fin dall’inizio la sfida di scoprire le sue latenti qualità armoniche”. Queste qualità latenti innervano una ricerca che lo accompagnerà per tutta la vita, fin dai primi passi mossi in maniera quasi autodidatta: una ricerca inesauribile di ciò che fosse possibile realizzare con sette note. Ed eccolo Bach, ritratto da E. G. Haussmann, nel 1748. Contravvenendo alla posa tipica dei compositori, sceglie di farsi ritrarre nell’atto di allungare un “canone musicale” simile a un biglietto da visita. Canone triplo a sei voci – ne esiste anche una stampa originale (1747). La “storia” di questo canone la trovate nel volume. Come un “emblema”, dice molto di colui che vi appare ritratto.
L’universo musicale di Bach
Christoph Wolff
il Saggiatore, 525 pp., 65 euro
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