Una fogliata di libri

Come il vento

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Geraldine Brooks (Neri Pozza, 400 pp., 20 euro)

"Un cavallo da corsa è come uno specchio e un uomo vi vede il proprio riflesso”. Con queste poche parole un pittore itinerante nel Kentucky del 1850 descrive a Jarret, addestratore di cavalli e stalliere schiavo, l’essenza dell’animale che sta per ritrarre. Lexinton, questo il nome del cavallo, diventerà uno dei più prodigiosi cavalli da corsa della nazione, celebrato e ritratto nei secoli da vari artisti. Jarret di quel cavallo si prenderà cura per tutta la vita, sviluppando con lui un legame indissolubile. “Quel cavallo è l’unica cosa a cui tengo”. Siamo nell’ultimo decennio che precede l’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti e, tristemente, Lexinton e il suo stalliere fanno in tempo a essere venduti insieme, in un destino ingiusto che appaia l’uomo e il suo animale. 

Su un binario parallelo, circa centocinquant’anni dopo, c’è un altro ragazzo di colore che intercetta, con modalità e destini ben diversi, la vicenda di Lexinton. Si chiama Theo, è un afroamericano figlio di una famiglia benestante inglese di diplomatici e sta svolgendo la sua tesi di laurea a Washington. Theo ha anch’egli una passione per i cavalli (ha praticato il polo a livello agonistico per diverso tempo per poi abbandonare a causa delle pressioni razziste) e sta scrivendo una tesi in storia dell’arte sulla rappresentazione stereotipata degli afroamericani nella pittura britannica. Ritrova fortuitamente mentre fa jogging – con la felpa della Georgetown bene in vista per evitare fraintendimenti – un dipinto in cui è rappresentato Lexinton e da qui parte la sua ricerca. La narrazione si muove quindi, in modo altalenante, tra la vita di questi due ragazzi neri, tracciandone la parabola esistenziale e mostrando come, a un secolo di distanza, molte cose siano cambiate riguardo le questioni razziali ma tante altre siano ancora da sciogliere nel profondo. “Sarà il passato, e ci vivremo insieme”. E’ questa una delle chiavi interpretative dell’articolato romanzo del premio Pulitzer Geraldine Brooks, un racconto polifonico che tiene insieme – non senza qualche meccanicità – il racconto particolare della vita di un cavallo e del suo stalliere e quella di un giovane studente che di questo si occupa in termini speculativi. E’ la storia minima che si intreccia con la grande Storia. Ma è anche – in purezza – la vicenda di Lexinton. “E’ stato di gran lunga superiore a tutti i cavalli che l’hanno preceduto, così come il bagliore verticale del sole dei tropici è superiore al fioco e quasi impercettibile luccichio di una stella lontana”.

 

Geraldine Brooks
Come il vento
Neri Pozza, 400 pp., 20 euro

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