Una fogliata di libri
Doppio cieco
La recensione del libro di Edward St. Aubyn, Neri Pozza, 400 pp., 19 euro
Lo studio di ricerca cosiddetto in Doppio cieco è uno studio in cui sia i pazienti sia gli sperimentatori non sanno quale trattamento farmaceutico sarà somministrato al paziente. Ciò permette di escludere che le convinzioni di entrambe le parti si possano influenzare a vicenda. E’ questo il titolo del nuovo romanzo di Edward St. Aubyn, appena arrivato nelle librerie ed edito da Neri Pozza. La reputazione di St. Aubyn si basa prevalentemente sul suo quintetto di romanzi semiautobiografici, I Melrose, diventati un autentico culto all’interno dei quali il protagonista, un aristocratico inglese, attraversa la propria esistenza con un machete in mano, barcamenandosi tra traumi di ogni genere. Dentro ci sono abusi sessuali, dipendenze da sostanze, genitori sadici e alcolizzati, potentissime e irrisolvibili sindromi da abbandono, lutti magniloquenti. Doppio cieco è l’insieme di tutte queste cose, alle quali vanno aggiunti, in ordine sparso, la fisica, la genetica, l’epigenetica, la botanica, la scienza del suolo, la meccanica quantistica, la psichiatria, la microbiologia, le neuroscienze, l’immunoterapia e la teoria evolutiva. Il romanzo si apre seguendo le vicende di un giovane botanico di nome Francis, con la passione per i funghi allucinogeni, che per conto di ricchi mecenati si occupa di “ricreare” la spontaneità della natura in una tenuta nella campagna inglese. Al suo fianco troviamo la sua ragazza, Olivia, biologa anche lei, che dopo vari anni rientra in contatto con Lucy, una vecchia compagna di studi a Oxford che si è appena innamorata di un megalomane miliardario, Hunter, con una dipendenza dalla cocaina, un’infanzia disastrata, un ego smisurato e una tenuta sulle scogliere della California che si chiama “Apocalypse Now” dalla quale vuole cambiare il mondo. A poco a poco, Olivia e Francis verranno trascinati nell’orbita del carismatico Hunter, una specie di strampalato colonnello Kurtz, e dei suoi ricchissimi amici americani. I personaggi di St. Aubyn questa volta non coltivano più il proverbiale distacco aristocratico ma cercano di impegnarsi nei problemi del mondo, pur rimanendo al sicuro all’interno della loro esclusiva cerchia sociale fatta di ereditiere patite di yoga o di cacciatori con amici petrolieri che hanno la passione per la riconversione energetica. Un tentativo lodevole di critica sociale che però questa volta, appesantito da troppo nozionismo e da una quantità enorme di dati, riesce soltanto a metà.
Edward St. Aubyn,
Neri Pozza, 400 pp., 19 euro
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