Una fogliata di libri

Le ceneri della fenice e altri racconti

Federica Bassignana

La recensione del libro di Ubah Cristina Ali Farah edito da Hopefulmonster editore (148 pp., 20 euro)

Contiene moltitudini. Ma non quelle moltitudini dettate dalle contraddizioni, come scriveva Walt Withman, ma dalla ricchezza. E’ questa la prima suggestione che viene in mente leggendo Le ceneri della fenice e altri racconti di Ubah Cristina Ali Farah, edito da Hopefulmonster editore. Nel libro c’è la delicatezza che si fa linguaggio in tutte le sue declinazioni, dalla prosa, alla poesia, sino al teatro e attraverso queste pagine l’autrice dà prova di una grande sensibilità artistica ed emotiva.

 

Ubah Cristina Ali Farah è scrittrice e poetessa italo-somala e in equilibrio tra i due poli della sua identità dipana storie che attraversano l’Africa e l’Europa. Da Mogadiscio a Roma, da spiagge di pescatori a spiagge di esecuzioni senza processo, dai rapporti tra i clan a quelli famigliari tra madre e figlia, tra zia e nipote, e ancora l’oceano, il mar Mediterraneo che gli arabi chiamano mare bianco, le onde, i viaggi su una nave o su un pulmino per fuggire a un matrimonio combinato.

 

Diviso in tre sezioni, il libro inizia con una serie di racconti, ognuno che segue il filo della sua narrazione: troviamo voci e volti diversi che s’immergono ogni volta in storie nuove, da ascoltare con il cuore per lasciarsi trasportare. C’è Scarlette, ostinata pescatrice che andava al mare, forse per sopravvivenza, forse rivalsa; c’è Ebla, che dal padre divinatore ha imparato a leggere le stelle e le stagioni quando non sapeva nemmeno scrivere il proprio nome, che scappa da un destino nel quale non si riconosce in nome della libertà; c’è l’albero di giuggiolo, le cui fronde si intrecciano con i capelli di chi fugge dalla guerra; ci sono Roma e Ostia, e un gruppo di ragazzi che corrono; c’è Habaryar, la madre piccola, in un intimo dialogo con la nipote; c’è chi abbandona i propri ideali per scappare al dramma delle pulizie etniche e ritrova in un altrove oltre il mare una culla di pace; c’è un sambuco che attraversa il mare, e sembra una canzone; e c’è Shaqlan, cacciatrice coraggiosa che ripete di essere “un guerriero, non merce, né un animale”. Nella seconda parte, le poesie aprono a immagini e impressioni che attraverso la cifra di un’estrema semplicità del lessico sanno toccare corde profonde. E infine, il teatro: l’autrice riscrive l’Antigone, emblema di quell’ostinata volontà che non si piega ai compromessi. In un unico volume, Ali Farah fa riflettere sulla misura del nostro tempo e apre finestre sul mondo per raccontarlo nelle sue sfumature più intense.

    

Ubah Cristina Ali Farah
Le ceneri della fenice e altri racconti
Hopefulmonster editore, 148 pp., 20 euro

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