D'altra luce
La recensione del libro di Ezio Settembri, peQuod, 98 pp., 15 euro
La collana Portosepolto dell’editore peQuod si sta denotando come un bacino di esperienze poetiche nuove e lungimiranti, accolte oltretutto in una bella e originale veste grafica che riporta in auge differenti sfumature di colori. Perché, come si sa, l’occhio, soprattutto quando si tratta di poesia, vuole la sua parte. Luca Pizzolitto, che ha preso le redini di questo progetto, ed è poeta lui stesso, sta svolgendo un lavoro rigoroso e attento, proponendoci voci di indubbio talento. Una di queste è quella di Ezio Settembri, già apprezzato come saggista per il suo studio critico su Umberto Piersanti (Il mito ritrovato. La poesia di Umberto Piersanti, Industria&Letteratura) e per alcuni testi apparsi su blog e riviste collettanee di poesia. La raccolta è corredata da una breve prefazione di Giancarlo Sissa, una delle voci più autorevoli della poesia contemporanea, che mette in evidenza il bacino di riferimenti intertestuali a cui Settembri attinge, all’interno di un libro che si snoda sia su un piano meramente familiare (la silloge è infatti dedicata alle amate figure del padre e della madre, nonché ai fratelli e al cognome Settembri) che su quello professionale (l’autore è insegnante alle scuole medie), come si evince dal titolo delle due ultime sezioni speculari intitolate “Il mestiere del professore”: “E’ la sua una scrittura in versi colta e umile al tempo stesso – così è del resto l’autore – attentissima alle possibilità del dialogo intertestuale con scrittori e poeti importanti della tradizioni marchigiana – dall’amato e compianto Francesco Scarabicchi a Ferruccio Benzoni, da Vasco Pratolini a Guido Garufi a Sandro Penna e altri – poeti tutti letti e studiati par coeur con lucida passione e la cui comune limpida passione di esposizione del dato umano sia storico che autobiografico sa qui concertarsi in una compiuta rapsodia di ritratti, istanti, miraggi”. In questa voce “domestica” (e qui aggiungo un’altra influenza: Adelelmo Ruggieri) in cui si ritrova tanto delle Marche (Settembri è originario di Macerata, sebbene viva da anni a Mantova), si scorge un dialogo vivo con gli affetti di una vita, ritratti spesso in un commosso saluto di rimpianti e fratellanza, di silenzi e stupore: “Metti i suoi panni di campagna/ per superare a lui in tutto, / quando sali sul trattore. / Curvo sui campi/ ti sussurri / che passata/ è la grande siccità. / Ma il cagnolino accanto / è solo un messaggero / a cui celi il segreto: / non sottrarre le zolle / all’acqua che le nutre, / la limpida quiete/ che ti lega al fondo”.
D’altra luce
Ezio Settembri
peQuod, 98 pp., 15 euro
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