una fogliata di libri
Che hai fatto dei tuoi fratelli?
La recensione del libro di Claude Arnaud, Bompiani, 332 pp., 20 euro
Sarebbe banalizzante definire il romanzo di Claude Arnaud, Che hai fatto dei tuoi fratelli?, tradotto brillantemente per Bompiani da Daniela Bargiarelli, come biografico. Certamente la biografia rappresenta l’ossatura del testo di Arnaud, ma risulta rappresentativa del senso del romanzo nella misura in cui diviene la miccia di una narrazione intensa e generazionale, capace di rivelare il sentimento di un tempo che ancora oggi divide e genera amare nostalgie. Il Sessantotto francese porta infatti dentro di sé prima ancora che un irriducibile pensiero di rivoluzione della società, la necessità di rivelare un’efficacia del pensiero Non è semplicemente un assalto al cielo, ma il tentativo di portare il cielo nelle strade. Tentativo che naufragherà rivelando più che l’inadempienza dei suoi interpreti, la fragilità di una cultura che aveva ancora nelle sue tasche un impianto arcaico e tutto sommato condiviso con il potere con cui si era in lotta e per questo inamovibile e quindi poco adatto al “movimento”. Arnaud racconta una stagione di fuga dall’infanzia in cui la politica pervade la quotidianità, un brivido assoluto dentro al quale le giornate divengono veri e propri giorni di lotta e di maturità. Quella gioventù visse infatti una maturità misurabile giorno dopo giorno, una maturità necessaria e obbligatoria senza la quale il confronto, il conflitto e anche l’amore non sarebbero stati nemmeno possibili. Tutto diviene totalizzante, la scuola, la politica e l’amore, tutto assume la forma di una stagione irripetibile per la sua qualità di apprendimento che richiede ogni energia disponibile. Una stagione giovane, ed è in quella giovinezza che va rintracciata anche la durezza che lasciò sul campo amici e amanti. Claude Arnaud non si sofferma tanto sugli scontri di piazza, ma prova a raccontare una biografia comune in cui a perdersi erano spesso le persone vicine, perché l’abbandono era (ed è) sempre sentimentale. E la violenza è quella taciuta in solitudine prima ancora che quella condivisa nelle strade della lotta. In un certo senso, Che hai fatto dei tuoi fratelli? è il racconto dolce di una famiglia, e poi di una comunità, e poi di un paese che però vide sempre più restringersi l’orizzonte della condivisione virando verso la solitudine. Il Sessantotto dunque come luogo sì del confronto, ma inevitabilmente anche dell’abbandono: là si sono lasciati amiche e amici e anche quelle idee di cui si è preferito avere nostalgia invece che metterle alla prova.
Che hai fatto dei tuoi fratelli?
Claude Arnaud
Bompiani, 332 pp., 20 euro
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