L'orsacchiotto

Giulio Silvano

La recensione del libro di Georges Simenon, Adelphi, 147 pp., 18 euro

I libri di Georges Simenon, si sa, bisognerebbe leggerli tutti d’un fiato, sia che si tratti della serie del commissario Maigret, sia di quei libri che lui chiamava i “romanzi duri”. E’ una questione di ritmo perfetto, forse anche perché Simenon scriveva così rapidamente ed editava brutalmente con l’accetta lasciando solo il necessario. Alla fine di ogni capitolo è come quando Netflix ti chiede dopo una puntata: “Vuoi continuare a guardare?”. Certamente. 

 
Nel lavoro di ripubblicazione dei romanzi duri che sta portando avanti Adelphi – sempre con copertine impeccabili – è la volta de L’orsacchiotto (nella traduzione di L. Frausin Guarino). Un titolo così tenero e giocoso non può che nascondere momenti dolorosi. I lettori fedeli del belga sanno che il gioco estremo di contrapposizioni emotive è una delle grandi tecniche ammalianti della letteratura di Simenon, e in questo libro escono fuori con grande effetto. Qui Simenon tira anche fuori le sue adorate informazioni mediche, la sua knowledge chirurgica, avidissimo lettore qual era di riviste e libroni per specialisti. Scritto in Svizzera e uscito in Francia nel 1960, L’Ours en peluche racconta del ginecologo Jean Chabot, quasi cinquantenne, medico di grande successo, professore e direttore di due cliniche. Self-made-man che è riuscito a raggiungere i piani alti della borghesia parigina, che è riuscito a essere rispettato dai suoi pari, dai suoi allievi e dalle sue pazienti, che riesce, quando vuole, senza problemi, a portarsi a letto le donne che incontra, anche più giovani. L’orsacchiotto è il soprannome di una di queste, un’alsaziana che lavora all’ospedale – “La sua pelle da bionda era morbida e, nella leggera umidità del letto, dove lei sembrava così innocente, lo aveva fatto pensare a uno di quegli orsacchiotti di peluche che i bambini tengono abbracciati dormendo”. Da qualche anno le cose tra il dottore e la moglie non vanno benissimo, e lui è stanco, e ha una pistola. L’alsaziana è sparita. Un uomo gira intorno alla sua macchina, sotto il suo ufficio, e gli lascia messaggi intimidatori sul cruscotto. Ma almeno ha ancora la sicurezza di essere un ginecologo rispettatissimo, ha ancora una grande fiducia in sé stesso quando si tratta di far partorire le donne. O forse, anche quella sicurezza è in bilico? “Per tutti lui era l’uomo forte, il maschio, il professore, il confessore, il dispensatore di benessere fisico e morale, colui che aveva il compito di offrire fiducia”.  
   

L’orsacchiotto
Georges Simenon
Adelphi, 147 pp., 18 euro