Una fogliata di libri

La vita senza i figli

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Roddy Doyle. Guanda, 219 pp., 20 euro

E ora era davvero l’uomo senza figli. In casa non c’erano. In mente, al risveglio, non c’erano. Spesso i loro nomi sullo schermo, quando squillava il telefono, erano uno shock; niente intorno a lui o nel ritmo delle sue giornate glieli ricordava. Se n’erano andati. Non era un padre”. Il racconto che dà il titolo alla raccolta di Roddy Doyle contiene in sé i due ingredienti fondamentali delle sue storie: lo sfondo pandemico – fatto di coprifuochi e lockdown – e le relazioni famigliari, in particolare i rapporti genitori/figli. Qui un padre irlandese, Alan, si trova a Newcastle per qualche giorno e medita di gettare via telefono e passaporto e di non tornare più a casa. Abbandonare la vita conosciuta e che fino a quel momento aveva definito la sua identità e pensarsi in modo diverso, altro. In “Coprifuoco” invece, mentre un potente uragano si sta dirigendo verso Dublino, al protagonista di mezza età viene diagnosticata una malattia cardiaca e questo lo porta a fare un bilancio della vita e fare i conti con le proprie idiosincrasie. O ancora – ne “Il caricabatteria” – Mick trova sotto il letto delle espadrillas che gli riportano alla memoria il viaggio fatto con la moglie Mary a Mallorca, quando per la prima volta le aveva confessato la terribile infanzia che aveva vissuto.

 

Storie che, come brevi istantanee, fermano la vita di un’infermiera esausta dopo un turno di lavoro che ripensa ai pazienti persi quel giorno, un padre che cerca il figlio – con cui non ha rapporti da tempo – per le strade di una Dublino deserta o persone care che si ritrovano dopo un lungo periodo di separazione. Un’umanità varia, colta spesso in momenti di spaesamento, un attimo prima del punto di rottura. Uomini e donne arrivati sul crinale della deflagrazione che la pandemia fa tracimare. Il tutto però viene raccontato con estrema leggerezza, ironia e garbo, con una scrittura che vive di dettagli cangianti. I dialoghi sono rapidi, l’ironia arguta, i personaggi (invidiabili) vividi e fatti emergere dalla pagina in poche righe, Racconti pieni d’Irlanda, di serie tv, del nostro presente nobilitato e mostrato sotto una luce diversa. C’è sì il dolore e la perdita di se stessi ma con essa anche l’importanza dei legami, la necessità di mantenere aperti i canali di comunicazione con gli altri per trovare una via d’uscita. C’è soprattutto la capacità di raccontare il presente (o il recente passato) cogliendo l’essenziale e condendolo di un’ultima vena di positività. E di vitale ironia. “E’ solo un’influenza”, dice l’uomo della strada.

 

Roddy Doyle
La vita senza i figli
Guanda, 219 pp., 20 euro

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