Una fogliata di libri
Mammut
La recensione del libro di Eva Baltasar. Nottetempo, 144 pp., 15 euro
Il giorno in cui sarei dovuta rimanere incinta compivo ventiquattro anni e organizzai una festa di compleanno che, in realtà, era una dissimulata festa di fecondazione”. Parte così Mammut, della poetessa e scrittrice catalana Eva Baltasar, romanzo che chiude idealmente il trittico iniziato con Permafrost nel 2018 e proseguito con Boulder nel 2020. Anche questa volta come nelle due precedenti la protagonista è una donna, una giovane dottoranda in Sociologia che, a un certo punto, decide di scappare dalla città dove vive per trasferirsi altrove, “quasi l’unico modo di andare avanti fosse la fuga”. Così sale su una Peugeot rossa scassata, butta nel bagagliaio uno zaino e poco altro e da Barcellona parte, lasciandosi alle spalle la propria vita fatta di precarietà e disagio. Non sa dove sta andando ma sa da cosa sta fuggendo: da un ambiente che la sta portando verso l’estinzione.
La destinazione finale sarà Cal Lanut, un podere nel nulla, in mezzo alle montagne, “dove il paesaggio sprofonda fino alla fine del campo e si inabissa, come sotto il mare”. “L’ho capito appena l’ho vista comparire, dopo l’ultimo tornante. Questa è casa mia”, dice la protagonista all’inizio del libro, che proprio a Cal Lanut, senza soldi, senza lavoro e con un pastore come unico vicino di casa, troverà la propria ragion d’essere attraverso una ricerca virtuosa della solitudine e dell’essenziale. “Desidero un inverno inclemente, tempeste siberiane, che le strade siano impraticabili perfino per i trattori”. Farà la cameriera i fine settimana in un bar e poi inizierà così per gioco una relazione a pagamento con il pastore vicino di casa. “Oggi ho fatto la puttana ed è filato tutto liscio. Il pastore puzza di merda ma è una persona cortese. Ho fatto la puttana per un anno, finché mi sono accorta di essere incinta”. La maternità come nei due libri precedenti è il fulcro attorno al quale gira il romanzo. La maternità intesa non tanto per soddisfare il desiderio di costruirsi socialmente come donna-madre quanto piuttosto per assecondare il bisogno ancestrale (da mammifero) di partorire “per far passare la vita attraverso il corpo”. I temi affrontati da Baltasar in Mammut vanno ben oltre il cliché della ricerca della vita rurale come rifugio ideale per annoiati radical chic e si inseriscono in un sistema più complesso di analisi esistenziale che sono insieme metafora del malessere che attraversa la società e percorso di ricerca del sé tramite un percorso faticoso fatto di angoscia, dolore e fallimento.
Mammut
Eva Baltasar
Nottetempo, 144 pp., 15 euro
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