una fogliata di libri
I cura cari
La recensione del libro di Marco Annicchiarico, Einaudi, 248 pp., 17 euro
La neurologia lo descrive con parole introdotte da alfa privativo, per intendere la perdita progressiva ora di una funzione, ora di un’altra: agnosia, anomia, afasia, aprassia, acatisia. L’Alzheimer assomiglia a un mondo altro, strettamente intrecciato a quello che abitiamo, ma in cui si parla una lingua a noi difficilmente conoscibile, in cui ogni brandello di realtà si inserisce in un ordine per noi imprevisto, in cui il tempo incespica in una cronologia inaudita. Ma le cose non stanno proprio così. Il mondo descritto da Marco Annicchiarico, attraverso gli occhi di una madre che si è trasformata in una calla nera o in una bolla di sapone, non è un mondo altro, non si tratta di una distinzione rigida e chiara fra un noi – sani – e un loro – alieni –; si tratta piuttosto di un mondo comune tutto nuovo, in cui, con gentilezza, imparare da capo a dimorare riassegnando a ogni cosa un posto e a ogni persona un ruolo.
Un fraintendimento accompagna la demenza correlata al morbo di Alzheimer: si pensa che il demente sia fuori di testa, quando invece nella sua testa risiede fermamente, irremovibile; ciò che è caduto fuori dalla sua testa sono ricordi, parole, persone, che ora rimangono sparsi apparentemente alla rinfusa, aspettando di essere raccolti, accolti, osservati, così come deve essere compreso, o forse reinventato, l’ordine a prima vista casuale che li percorre. Quella di Annicchiarico non è una versione romanzata per rendere meno aspra la convivenza: il suo libro restituisce la condizione in cui si trovano gettati, spesso senza strumenti adeguati, i malati e i cari che li affiancano: una condizione di estrema solitudine, di rinuncia a tutto, di abbandono da parte delle istituzioni; la frustrazione e il dolore sono direttamente proporzionali all’immenso amore che nutriamo, la rabbia lascia disarmati proprio come senza parole è rimasto il nostro caro. Non esiste manuale, non esiste alcun esperto: non c’è terapia, ma solo cura e compassione.
L’Alzheimer modifica la vita di un’intera famiglia con una profondità che, dall’esterno, non è immaginabile. All’amore disumano che si può opporre al suo lento progredire, si affianca il lutto per un caro che, giorno dopo giorno, non smette mai di morire, la cui assenza è l’unica cosa presente al mondo. E, per converso, al sacrificio di ogni aspetto della propria vita passata, il caregiver, il “curacaro” scopre nascere e crescere in sé un amore sovrumano. Annicchiarico ha scritto un libro di infinita e drammatica dolcezza.
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