Una fogliata di libri

Fatti per bruciare. Saggi 2000-2020

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Rachel Kushner edito da Einaudi (224 pp., 20 euro)

"Una ricerca di immagini è una richiesta d’amore. Vogliamo qualcosa di più del loro muto splendore. Vogliamo che ci concedano un indizio, una chiave, un modo per aprire uno spazio, delimitare un registro, individuare un tono, cose senza le quali la scrittura è perduta”. Da questo presupposto nasce Fatti per bruciare, che è insieme il titolo di uno dei saggi e dell’intera raccolta di Rachel Kushner, che riunisce vent’anni di riflessioni, eterogenee e caleidoscopiche. Uno sguardo ampio sul mondo, sui temi più diversi ma avendo sempre un denominatore comune: mettere l’esperienza (diretta) al centro, collocarsi dove le cose accadono e raccontarle.  Si parte da una gara motociclistica – la Cabo 1000 – che origina da una città di confine in California e arriva fino alla punta più estrema della penisola di Baja, cui la Kushner partecipa da giovanissima non senza incidenti di percorso. Si passa poi all’umanità varia incontrata quando l’autrice faceva la barista e ai tanti amici persi, in modo più o meno violento, lungo la strada di una vita rocambolesca e densa. Racconti infarciti di aree di sosta per camion e bar bui, di artisti di varia fama raccontati con profondità e uno sguardo tagliente. Fulgidi esempi di new journalism, in cui il reportage nasce dentro l’azione, sporcandosi le mani e partendo dal proprio vissuto e orientamento politico-culturale. Che si scriva di Jeff Koons, dell’abolizione delle carceri, di un campo profughi palestinese a Gerusalemme o dell’esperienza di Nanni Balestrini, emergono cangianti i dettagli, la restituzione di un contesto e una cornice che rendono fruibili racconti e immagini molto diversi tra loro.

“A volte sono sconcertata dalla galleria di anime che ho conosciuto. Dalla storia. La storia selvaggia, non raccontata. Le persone si affollano e mi parlano in sogno. Persone che sono morte o scomparse o il cui legame con la mia vita non ha alcun senso logico, ma esiste forte come sempre, in un passato che si infiltra e macchia invece di svanire”. Tanti sono i ritratti legati all’arte, al cinema italiano degli anni Settanta, a figure come Danis Johnson, Cormac McCarthy, Marguerite Duras o Clarice Spector. Personalità di rottura rispetto al proprio contesto di riferimento, che hanno creato cesure e portato nuovi sguardi sulle specifiche arti. La Kushner tiene insieme mondi e argomenti apparentemente lontanissimi portando una voce forte e riconoscibile, a volte netta altre abbandonandosi all’ironia (caustica), in una scrittura che porta il peso (e la profondità) dei pericoli e delle zone di confine esistenziale che ha lambito. “Il linguaggio è la nostra unica risorsa”.

 

Rachel Kushner
Fatti per bruciare. Saggi 2000-2020
Einaudi, 224 pp., 20 euro

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