Una fogliata di libri

Gli innamorati

Michele Masneri

La recensione del libro di Peppe Fiore edito da Einaudi (232 pp., 19,50 euro)

Variazione sul tema “great generone novel”, sempre attuale, Gli innamorati di Peppe Fiore (Einaudi) racconta una Roma di cene, calicini, happening artistici e naturalmente un po’ di criminalità organizzata (l’unica cosa organizzata a Roma). E mattone, tanto mattone. Sullo sfondo ci sono la Galleria nazionale d’Arte moderna, e villa Medici e i suoi pavoni, e le kermesse artistiche “in coppa” al Pincio; nel romanzo di Fiore va in scena un’umanità medio-altoborghese romana che si aggira tra le infinite possibilità dell’arte contemporanea e quelle ancor più infinite degli appalti pubblici. Una Roma dove l’arte serve a dare una ripulita ai soliti traffici di palazzinari e costruttori, ritratta in un affresco realista della capitale degli ultimi anni, dove si aggirano architetti, assessori, corrotti e ambiziosi di vario genere. Ideale pendant al romanzo sempre Einaudi di Niccolò Ammaniti La vita intima, uscito qualche mese fa, che pure racconta disavventure Ztl tra potenti romani e le loro mogli che fanno fatica a ritagliarsi un ruolo; anzi, la protagonista di Fiore, Flaminia, signora dell’arte romana e figlia di politico, signorile fin dal nome che richiama una via borghese, andrebbe d’accordo con la Maria Cristina di Ammaniti, reginetta di bellezza e moglie di politico che si aggira in cerca di massaggi e trattamenti fine-di-mondo nella Roma catacombale di La vita intima. Se in Ammaniti c’è un notevole intermezzo a Capalbio, nel romanzo di Fiore ci sono un papà ex democristiano sopravvissuto a Mani Pulite, con un’eredità immobiliare-morale, un marito arrembante napoletano inurbato nella capitale, che ricorda anche il Claudio Bucci di Il cielo è dei potenti, romanzo democristian-generonico di Alessandra Fiori del 2013 (Edizioni e/o). E poi il personaggio più riuscito, un potentissimo ministeriale-artistico, una specie di balzachiano Vautrin, grande domatore delle partecipate statali qui depresso, obeso, cattivo, cinico, che usa l’arte come passe-partout per comandare negli equilibri politici della capitale, una specie di anti Jep Gambardella che calpesta con la sua mole le ghiaie di villa Medici e dei meglio eventi romani segnando il territorio, e ricorda due o tre personaggi reali di quel demi monde artistico-politico che a Roma è un mondo di mezzo interessantissimo e centrale. E poi siccome siamo a Roma ci sono tanti personaggi di contorno che sono case, terrazzi, palazzi, palazzine, con usufrutti, affitti di enti e nude proprietà; perché la letteratura a Roma o è immobiliare o non è. 

   

Peppe Fiore
Gli innamorati
Einaudi, 232 pp., 19,50 euro

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).