Una fogliata di libri
Fernando Pessoa. Il poeta che non c'è
La recensione del libro a cura di Fabrizio Parrini. Edizioni Clichy, 159 pp., 9,90 euro
Personaggio atipico, portoghese di nascita ma sudafricano di formazione, poeta di molteplici voci sospese tra “genio e follia”, Fernando Pessoa è stato una delle figure più eccentriche del Novecento. Questa nuova biografia ben curata da Fabrizio Parrini per la collana Sorbonne delle edizioni Clichy fa dunque sia da testimonianza che da eco a una vicenda artistica ed esistenziale tra le più originali degli ultimi secoli. Scrive infatti Parrini nelle prime pagine del suo lungo saggio: “La poesia di Fernando Pessoa è l’analisi più complessa, dolente e tragica, ma insieme lucida e impietosa, dell’uomo del Novecento: un uomo tormentato che deride e si deride e che, nella sua verità e nella sua cattiveria, nell’abuso del paradosso, nella capacità di affermare ironicamente il contrario di ciò che era già stato ironicamente adoperato, realizza una poesia tra le più incredibili e rivoluzionarie del Novecento”. C’è un’inquietudine di fondo che i lettori di questo poeta già conoscono (si pensi al Libro dell’inquietudine, titolo più significativo della sua produzione), facilmente rintracciabile in tutta la poetica pessoana: il rifiuto per qualsiasi teoria e sistema di pensiero che fossero, in nome di un marcato nichilismo e di una voluta oscurità al fine di ribaltare le cosiddette idées reçues, cioè quelle credenze che si sono sedimentate nella mente della gente dopo svariati “lavaggi di cervello”. Non a caso il poeta così parlò di questa sua scelta: “Ho sempre rifiutato di essere compreso. Essere compreso significa prostituirsi. Preferisco essere preso seriamente per quello che non sono, ignorato umanamente, con decenza e naturalezza (…) Ho creato in me varie personalità”.
Di qui la creazione di tanti eteronimi – Alberto Caeiro, Alvaro de Campos, Ricardo Reis, Bernardo Soares, tra i più comuni – utilizzati da Pessoa per esprimere altrettante visioni del mondo, visto che, secondo lui (come era solito pensare anche un altro grande autore italiano del Novecento, Luigi Pirandello), non poteva esistere una sola verità ma tanti punti di vista diversi e mai combacianti. E “Il poeta che non c’è” – sottotitolo di questo lavoro – non poteva essere meglio scelto per definirne la personalità complessa e rivoluzionaria, il rigetto per qualsiasi “sedentarietà” del nostro io, concepito invece come una “infinita falsa galleria di autoritratti in disordine”.
Fernando Pessoa. Il poeta che non c’è
a cura di Fabrizio Parrini.
Edizioni Clichy, 159 pp., 9,90 euro
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