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Il violino del pazzo
La recensione del libro di Selma Lagerlöf, Il violino del pazzo, Iperborea, 160 pp., 17 euro
Una prosa dal sapore antico ma lineare, i luoghi della Svezia in cui si sovrappongono sogno e realtà e un avvertimento fra le righe: dobbiamo proteggere ciò che davvero conta per noi, salvaguardando la nostra felicità. Ecco gli elementi di forza de Il violino del pazzo, la fiaba nata dalla penna di Selma Lagerlöf (tradotta da Andrea Berardini) – la prima donna ad aver vinto il Premio Nobel nel 1909 – sino a oggi inedita in Italia.
Gunnar Hede è un fascinoso studente che ama suonare il violino ma nel momento in cui il maniero ereditato dal nonno è in pericolo, Gunnar decide d’impulso di tornare a casa per salvarne la proprietà, sacrificando tutto. E così si congeda dalla musica, suonando per l’ultima volta il violino di un cieco che gira con una compagnia di ambulanti e con la nipote Ingrid, una ragazzina di dodici anni con un paio di occhi luminosi come stelle. Gunnar cambia vita. Inizia a fare il venditore ambulante riuscendo a riscattare la terra ma ormai la musica, l’unica cosa che lo rendeva libero, è solo un ricordo. Svanite le note, smarrisce anche il proprio equilibrio mentale e vagando di villaggio in villaggio, deriso e umiliato da tutti, viene soprannominato Becco.
Una fiaba che simula l’andamento d’uno spartito e mescola il ritmo emotivo delle parole con le atmosfere del romanzo d’avventura, virando verso toni cupi nel momento in cui Ingrid, divenuta orfana, si lascia morire d’inedia. Sarà proprio Gunnar, con la musica del suo violino tornato dal passato, a tenderle la mano poiché – dice con chiarezza Selma Lagerlöf – la salvezza è nell’arte che conferisce identità, riportando indietro i ricordi e allontanando la follia. Parimenti, la salvezza è anche l’amore, senza il quale non vale la pena vivere. E così, il fantasma di Gunnar studente si sovrappone a quello di Becco il folle, lanciando il protagonista in un dilemma di identità. E se la consapevolezza di aver vissuto da folle per anni è devastante, non sarebbe meglio lasciarsi andare alla deriva?
Con buona pace del clima da operetta odierno, le fiabe d’antan erano cupe e irte di pericoli veri, qui rappresentati anche dallo spettro di Madama Cordoglio, la regina dei pipistrelli, colei che vorrebbe ghermire il cuore di Gunnar. Ma alla fine sarà Ingrid a scuotere il giovane amato, restituendogli la libertà, il sorriso e un motivo per cui vivere.
Il violino del pazzo
Selma Lagerlöf
Iperborea, 160 pp., 17 euro
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