Una fogliata di libri
Punto croce
La recensione del libro di Jazmina Barrera edito da La Nuova Frontiera (224 pp., 17,50 euro)
"C’è qualcosa nei tessuti. Nel modo in cui si compongono e ricompongono, si ordinano, si rigenerano, si uniscono e si cuciono”. Jazmina Barrera, autrice messicana, cerca le risposte nei tessuti e per farlo ne crea uno di carta e di inchiostro: Punto croce, edito da La Nuova Frontiera. Compone la storia di Mila, Citlali e Dalia, tre ragazze di Città del Messico che si incontrano e si scelgono. Ma soprattutto, dà forma a una storia di sorellanza e di crescita, di giovani donne che muovono i loro passi nel mondo per rivendicare indipendenza, autonomia, spazio, coscienza, libertà.
Il libro è un valzer temporale che attraversa i loro ricordi e tutto inizia da uno strappo deciso, improvviso, irrimediabile, per il quale non esistono suture che tengano: la morte di Citlali in Senegal, avvolta dalle onde come da un lenzuolo fresco ricamato di schiuma. “Da quando è morta Citlali mi sento schiacciata dai nostri ricordi condivisi, perché non c’è più lei che mi aiuta a portarmeli dietro”: Mila srotola il filo e, come un’Arianna nel labirinto degli episodi delle loro vite, accompagna i lettori in un viaggio nel tempo della loro infanzia, adolescenza ed età adulta. Sono ragazze alla ricerca di sé: esercitano la loro risata, prendono consapevolezza del proprio corpo, sperimentano chi amare e chi non amare, lasciano che la musica diventi una sorta di oracolo per le loro domande, cercano le loro tracce nei libri, studiano, esplorano, viaggiano per Londra e Parigi, partecipano a campagne di prima alfabetizzazione nei villaggi sperduti del loro paese, crescono, si allontanano, si riavvicinano. E nel ritmo della vita che scorre veloce, imparano l’arte del tempo lento, della pazienza e della costanza: il ricamo. Nel libro ricamano le protagoniste, ma non solo: l’autrice propone dei frammenti sull’arte del cucire. Dall’antico Egitto all’età moderna segnata dalla scoperta dell’ago e del filo – secondo Margo Glantz –, alle Las Arpilleras, donne che durante la dittatura di Pinochet ricamavano arazzi narrativi con la storia dei propri desaparecidos. Sono spunti, riflessioni, intermezzi nella narrazione che in certi punti è affilata come un ago, che punge immancabilmente il dito senza ditale, e zampilla l’essenza. Barrera ricama tre esistenze per iscritto, punto dopo punto. A volte rammenda per rimarginare gli strappi, altre volte disfa, altre volte ancora taglia i fili e ricomincia. E se le parole sono le fibre della trama, il libro è un tessuto prezioso.
Jazmina Barrera
Punto croce
La Nuova Frontiera, 224 pp., 17,50 euro