UNA FOGLIATA DI LIBRI
Calipso
La recensione del libro di Elisabetta Montaldo, Calipso, edito da Baldini+Castoldi (564 pp., 20 euro)
Il nome Calipso, quello della signora dell’isola di Ogigia, della misteriosa figlia di Atlante innamorata di Ulisse, che invano gli offrì l’immortalità per distoglierlo dalla decisione di tornare a Itaca, rimanda all’idea del nascondere, del coprire, dell’occultare. Calipso, narra il mito, è colei che vive nascosta e che nasconde. A differenza della sua omonima, la Calipso raccontata da Elisabetta Montaldo decide invece di raccontare tutto di sé, spinta dall’urgenza di rivedere il film della propria vita e trovare, con chi legge, il senso di avvenimenti, scelte, vittorie e sconfitte (che però non sono mai disfatte). L’infanzia borghese a Genova, i nonni adorati, la madre bellissima e fuggitiva, il padre distratto e infantile, la separazione dei genitori quando “non si usava” e l’arrivo di un nuovo padre dell’anima, geniale, molto amato e famoso: comincia così il racconto della scoperta della vita e del mondo, dell’amore e degli amori (che sono un’altra cosa), del richiamo potente verso una scelta diversa da quelle considerate obbligatorie per una ragazza nata negli anni Cinquanta.
Una scelta che prevede il culto della libertà, incoraggiato e praticato in una famiglia poco convenzionale e orgogliosa di esserlo. Il mondo, intorno a Calipso, reclama cambiamenti radicali, ma la legge della libertà rischia a volte di essere un fardello in più, un principio da onorare a costo della felicità o di quello che ci si illude sia tale. Sullo sfondo, e poi sempre più in primo piano, la crescita di una consapevolezza salvatrice, quella di avere dei talenti che di Calipso sono la forza vera e la vera passione, la barca solida che non tradisce mai, a differenza delle persone. Visto che di Calipso si tratta, anche in questo caso c’è un’isola: non si chiama Ogigia ma Procida, dimora della famiglia materna dell’autrice (e del suo alter ego letterario), che a Procida ha le sue radici, e fonte continua di ispirazione per lei, che a Procida ha dedicato i suoi libri precedenti e che ha deciso di vivere lì.
In epoca di biografismo trionfante e spesso corrivo, di Elisabetta Montaldo colpisce la singolare capacità di essere insieme protagonista e spettatrice acuta di quello che va raccontando in questa quasi-autobiografia. Anche per merito, probabilmente, del suo lavoro di costumista per il cinema e il teatro, che le ha guadagnato importanti riconoscimenti e le permette di cogliere e fissare in dettagli folgoranti il carattere e l’essenza di persone, situazioni, tempi.
Elisabetta Montaldo
Calipso
Baldini+Castoldi, 564 pp., 20 euro
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