una fogliata di libri
È pericoloso essere felici. L'invidia degli dèi in Grecia
La recensione del libro di Dino Baldi, Quodlibet, 259 pp., 18 euro
Filologo classico e scrittore, Dino Baldi è noto ai lettori per alcuni volumi editati da Quodlibet Compagnia Extra: Morti favolose degli antichi (2010), Vite efferate dei papi (2015), una nuova traduzione dell’Anabasi di Senofonte (La spedizione verso l’interno, 2012). L’attenzione, la cura, vorremmo dire, l’esattezza del suo approccio, ci ricordano ciò che Nietzsche prescriveva ai filologi: “lettura in profondità”, con “dita e occhi delicati”. Il suo nuovo libro, E’ pericoloso essere felici. L’invidia degli dèi in Grecia, lo dimostra. E’ un saggio di rara intelligenza, davvero entusiasmante. Le “storie” che vi si raccontano possono apparire a noi distanti, scrive Baldi. Eppure, ci riguardano ancora. Dobbiamo fare attenzione a non far spazientire gli dèi? Cioè la parte imprevedibile della nostra esistenza? Phthonos theòn, è una formulazione del pensiero piuttosto complicata che esemplifica quel “conglomerato di convinzioni mitico-religiose caratterizzato da un sentimento profondo di male e della crudeltà dell’esistenza”. Si tratta, appunto, dell’invidia degli dèi. O, meglio, della loro “ostilità”. Tutto va per il verso giusto, la vita ci sorride, quando, improvvisamente, ogni cosa crolla. Abbiamo forse superato, senza accorgercene, quel limite che gli umani non devono mai azzardarsi a oltrepassare? Ma è poi possibile che proprio loro, gli dèi, provino invidia per noi terrestri? Insomma, la felicità è un privilegio esclusivo di chi vive sul Monte Olimpo? Invidia degli dèi, arroganza degli uomini, destino (dàimon), caso (tyche): siamo “fragili come foglie”, creature effimere. E i sacrifici possono bastare a calmarli? Tutto il libro è un magnifico tour de force, una ricognizione puntuale di storie di passioni prelevate da testi classici e sistematizzate, analizzate con acutezza. In una noticina, Baldi ricorda come Oscar Wilde, al vertice della fama, in vacanza a Sorrento, ospite in una villa con vista mare, contemplasse il panorama, le bianche vele all’orizzonte, colmo di quel sentimento che possiamo chiamare “beatitudine”. Preso dalla paura, pensò che tutta quella felicità dovesse essere una trappola maligna e per questo decise di “sfamare” gli dèi. “Gli venne in mente la storia di Policrate, e sperando in un miglior esito gettò in mare un anello con un grosso diamante, ricordo di un caro amico”. Per la storia di Policrate, non vi resta che leggere questo magnifico libro.
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