Una fogliata di libri
Uomini blu
La recensione del libro di Elisa Donzelli, Stampa2009, 28 pp., 7 euro
Dopo il successo di Album (nottetempo, 2021), Elisa Donzelli prosegue con la ricerca delle origini familiari, origini della vita, potremmo dire, in senso tout-court, come attesta l’epigrafe biblica che apre questa nuova plaquette di poesie intitolata Uomini blu: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Genesi 2,5). Nessuna trascendenza si intravede però in questa poesia, che resta ben ancorata a un reale e dunque a un vissuto pieno di quesiti che i versi pongono ma a cui talvolta la poetessa fa finta di non saper dare esito, come nell’esergo preso in prestito dai versi di Ana Blandiana: “E cos’è l’amore se non la legge universale di abolizione delle frontiere?”.
Ma in realtà Elisa Donzelli sa come dare risalto alla sua storia individuale che non può non prescindere da quegli anni 80 che hanno visto materializzarsi il sogno dell’emancipazione delle donne, l’indipendenza a lungo ricercata e trovata attraverso la piena accettazione di se stesse, quindi la maternità e la maturità di sentirsi a pieno titolo donna e madre: “Io sono l’amore contro i muri, / la ragazza che non vuole / i maschi che vogliono, / che non vuole il lavoro / che vogliono / la giovane donna / che determina gli eventi, / taglia legami ferisce parenti, / la sposa che esibisce / la compagna che costruisce […] l’utero che accoglie il bambino / ed altri animali”. Se i colori ravvivano la memoria verso situazioni del passato, la poesia si fa infatti testimonianza di un qualcosa che è stato e di cui è difficile cancellare le tracce, celando un’etica servita da un’estetica di strappi e rotture.
C’è sì un “io” sconosciuto che riaffiora e che prende le redini di una vita che si insinua nelle piaghe di un vissuto difficile, ma in cui la consapevolezza di esserci e di aver costruito infine “la propria dimora” supera tutti i momenti di sconforto; la casa è infatti metafora di stabilità e rinsaldo di legami, prima sfuggenti e sfilacciati dal nomadismo degli anni d’infanzia: “vorrei che fosse nostra questa casa la casa / che avevo in mente di vivere, vedere te / spezzare il pane, negli ambienti sistemare i libri / premi il corpo contro la stanza ancora vuota, / tra le mura ancora senza una storia privata senza / che passi su di noi due il segno di un altro abitare”. Ma del resto le generazioni passano e bisogna sempre cambiare la “terra dai vasi” per dar spazio alle prossime, così si ritorna all’origine delle cose e via dicendo, a chi “pensa la morte / come il ciclo lineare degli eventi”.
Uomini blu
Elisa Donzelli
Stampa2009, 28 pp., 7 euro
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