Una fogliata di libri
Linea di fuoco
La recensione del libro di Arturo Pérez-Reverte edito da Rizzoli (608 pp., 22 euro)
"È il brutto di queste guerre […] che senti il nemico chiamare la madre nella tua stessa lingua”. Basta questa semplice frase per cogliere tutta la disperazione e la mancanza di significato della guerra. Soprattutto se si tratta di una guerra civile, una lotta senza quartiere che spezza le famiglie in nome di un ideale politico, versando il sangue sulla terra, lottando per strappare un’altura o un fiume, come se la vita o la morte fossero soltanto una questione di principio.
Il grande romanziere spagnolo Arturo Pérez-Reverte torna in libreria con Linea di fuoco, un imponente affresco celebrato in patria come “l’Iliade del Ventesimo secolo”. Un romanzo che ruota attorno alla più cruenta battaglia della guerra civile spagnola avvenuta fra il 1936 e il 1939, centrando l’attenzione sullo scontro combattuto sulle rive del fiume Ebro fra il luglio e il novembre del 1938. Da una parte le forze di Francisco Franco, dall’altra quelle della resistenza, i battaglioni comunisti e i volontari giunti da tutta Europa. Fu uno scontro di trincee scavate con le mani mentre le case venivano distrutte dalle bombe che piovevano dall’alto. Sul campo restarono più ventimila soldati, segnando una vittoria decisiva per i fascismi di tutta Europa.
Prima di diventare un romanziere bestseller, Pérez-Reverte è stato per lungo tempo un reporter di guerra e la sua familiarità con il fronte affiora in pagina. Linea di fuoco – brillantemente tradotto da Bruno Arpaia – è un racconto corale e ambizioso che usa nomi di finzione ma si dimostra molto ben documentato, aprendo la narrazione sulla notte fra il 24 e il 25 luglio del ’38, quando le forze repubblicane sorpresero i fascisti con il favore delle tenebre.
Alla stregua di un regista, lo scrittore spagnolo sposta la narrazione fra i due fronti, cogliendo tutta l’insensatezza di una battaglia per strappare un lembo di terra o una collinetta, una lotta brutale e senza esclusione di colpi, in cui si muore fra il clangore dei proiettili d’artiglieria e, in mancanza di altro, le ferite vengono cauterizzate con il sughero dei tappi, sperando che giungano i rifornimenti dalle retrovie. Un romanzo pieno di vita e di speranza e al contempo capace di cogliere l’insensatezza di ogni guerra, infrangendo sogni e lasciando sul campo preghiere inascoltate e corpi straziati.
Arturo Pérez-Reverte
Linea di fuoco
Rizzoli, 608 pp., 22 euro