Cronache mediorientali
La recensione del libro di Robert Fisk, il Saggiatore, 1.192 pp., 35 euro
Raccolte in un ponderoso volume dal Saggiatore dopo la prima edizione del 2005, le Cronache mediorientali del giornalista inglese prima del Times poi dell’Indipendent Robert Fisk (considerato come uno dei più grandi reporter al mondo, deceduto nel 2020) ritornano sugli scaffali delle librerie per mezzo di un attento lavoro di catalogazione e di traduzione di alcuni suoi articoli e saggi più famosi. Snodati intorno alle vicende focali del medio oriente nel periodo che va dai primi del Novecento alla strage delle Twin Towers di New York, essi testimoniano di uno sguardo esaustivo e partecipe, mai banale e scontato come potrebbe essere quello di un comune “corrispondente di guerra”. Ed è rifiutando proprio quest’ultima definizione che Fisk mette in guardia il lettore dai pericoli che questa professione potrebbe comportare, sfatando il falso mito del “giornalista vittoriano” che osserva dall’alto il succedersi degli eventi senza prendervi parte: “Penso che l’espressione ‘corrispondente di guerra’ sappia un po’ di falso romanticismo; che ricordi troppo i giornalisti vittoriani che osservavano le battaglie dalla cima di una collina in compagnia delle signore, immuni alla sofferenza, lanciando solo di tanto in tanto uno sguardo ai cannoni che sparavano in lontananza”. A dispetto di altri, il reporter inglese – di stanza a Beirut per venticinque anni – osserva infatti dall’“interno” la maggior parte degli eventi che scuotono il medio oriente e che denotano un abuso di potere da parte di svariati governi. Nota bene Christian Elia nell’introduzione al volume quando sostiene che “alla capacità di non dare mai nulla per scontato, Fisk affianca un punto di vista. Prima di tutto rispetto al potere […] del quale un buon giornalista non si fida mai, ma anche rispetto ai contesti. Sia come conoscenza e competenza degli stessi – Fisk risiede per anni nei luoghi che studia e dei quali scrive, non arriva quando le cose accadono, ma è là a ricordare a tutti che potrebbero accadere –, sia come visione del mondo”. Per lui, un buon giornalista avrebbe dovuto infatti essere qualcuno capace di vedere meglio di chiunque altro i meccanismi della storia e, in secondo luogo, un individuo capace di “sfidare l’autorità – soprattutto quando i governi e i politici ci trascinano in guerra, quando decidono che loro uccideranno e che altri moriranno”. Lo dimostrano la sua vita avventurosa e l’esser stato in prima linea nel raccontare i genocidi e le guerre perpetrate dalle autocrazie, che lo aiutarono in ciò che perseguiva di più: quello di poter “scrivere le prime pagine della storia”.
Cronache mediorientali
Robert Fisk
il Saggiatore, 1.192 pp., 35 euro