una fogliata di libri
Confessione di mezzanotte
La recensione del libro di Georges Duhamel edito da Ago Edizioni (144 pp., 16 euro)
Louis Salavin è stato licenziato per aver toccato l’orecchio del suo capo. Un desiderio irresistibile, una pulsione. Salavin non capisce come sia possibile non empatizzare con lui. Allo stesso tempo è perfettamente consapevole che la scelta di Sureau, in fondo, è comprensibile. Il primo di cinque libri dedicati alla sua vita inizia fornendo una chiave di lettura grazie alla quale è possibile comprendere l’intera vicenda di questo personaggio, trentenne negli Anni Venti parigini ancora a casa con la madre. Un uomo che ha appena perso il lavoro e in cui convivono due diverse coscienze: la coscienza individuale, quella che gli rende la libertà da un impiego poco amato interessante e stimolante; e quella della sua epoca, dove la libertà si presenta come una successione di inibizioni e ansie. Come se la storia stessa di quell’epoca facesse da sentinella cognitiva, pronta a inibire qualsiasi tentativo di andare oltre la cinta urbana della consuetudine. A pensarci bene, il personaggio di Georges Duhamel è la maschera spezzata di ogni inizio secolo, compreso il nostro. Quello, per dirla con Raffaele Alberto Ventura, della “classe disagiata”, attraversata da una frustrazione, da un’impossibilità non materiale ma esistenziale.
Salavin può riappropriarsi del proprio tempo, ma quello che sembra cercare non è una nuova autonomia. Piuttosto, un’assenza di soggezione. Una libertà senza contenuto che, una volta presentatasi risulta disorientate, selvaggia, alienante. Così passeggia per Parigi in una trama senza peripezie, senza intreccio. G. K. Chesterton osservava come la letteratura novecentesca avesse quasi completamente rinunciato alla complessità della storia a favore della complessità dei personaggi con storie qualunque. Tuttavia questa stessa complessità si è riprodotta in modo quasi seriale, finendo per estrarre le caratteristiche del protagonista dal protagonista stesso, fino a renderle attributi dell’esperienza di lettura. Si può provare nausea e senso di vacuità qualora si leggessero libri con personaggi analoghi a Salavin, da Opinioni di un clown al primo testo di ispirazione kafkiana che vi venga in mente. Tuttavia, e qui capiamo la particolarità di Confessione di mezzanotte, Duhamel stronca sul nascere questa estrapolazione coatta, meccanica, mantenendo il romanzo commestibile, dilettevole, persino divertente. Un esempio di quello che la letteratura affogata nell’intellettualismo potrebbe essere, se solo aspirasse a salvarsi dalla pura e pretenziosa noia.
Georges Duhamel
Confessione di mezzanotte
Ago Edizioni, 144 pp., 16 euro
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