una fogliata di libri
Storia del vuoto
La recensione del libro di Gérard Thomas edito da Edizioni Clichy (110 pp., 15 euro)
In un mondo dove si cerca sempre di colmare ogni “mancanza di” – persone, tempo, spazio, prospettive –, tessere un elogio del vuoto è una rivoluzione premurosa. Un appello sincero e intimo a ricordare una semplice – e mai scontata – verità che si cerca di rifuggire: “Il vuoto è parte di noi, come di tutto ciò che esiste”. Gérard Thomas torna a parlare ai lettori con il suo inconfondibile garbo letterario e profonda intelligenza emotiva nel suo ultimo libro Storia del vuoto, dopo aver trovato il coraggio e le parole per raccontare altri capitoli dell’essere umano: Storia della felicità e Storia dell’amore. Fa un passo avanti e sceglie un tema complesso, quotidiano, perché tutta la nostra storia, dall’astronomia, alla fisica, fino alla fisiologia umana, è un movimento dal pieno al vuoto, e viceversa. Sono innumerevoli e imprevedibili le assenze che si manifestano nella vita, nel mondo e nell’intero universo: Thomas ci mette difronte all’evidenza che tutto è mutevole, ha un inizio e una fine ed è inevitabile sentire in ogni pagina un senso di vertigine esistenziale. Quando una persona che amiamo se ne va, lascia dietro di sé un vuoto che è ingiustizia, silenzio, impotenza, solitudine. Si smarriscono le sue tracce, la voce, lo sguardo, i gesti, e rimangono solo i ricordi. Lo stesso accade anche quando ci allontaniamo da un luogo: quella voragine troverà il modo di attraversarci, per quanto si cerchi di respingerla. Ecco che si deve trovare una soluzione, una misura e un senso e il libro ne è una ricerca costante: il Big Bang, Stanley Kubrick, Dio – e la sua idea –, Orfeo ed Euridice, l’epopea di Gilgamesh, il “Carpe Diem” di Orazio, Lacan e Freud, Omero, sono chiavi di lettura preziose per leggere il mondo e per leggerci meglio, dentro e fuori. Un libro che cambia lo sguardo, offrendo spunti dalla letteratura alla filosofia, dalla sociologia all’antropologia, e ancora dalla teologia alla storia, passando per il mito. Ma alla fine, la realtà è più semplice e bruciante: “Abbiamo davanti e intorno e dentro di noi un vuoto che non possiamo spiegare e di cui ignoriamo non solo i confini, ma perfino l’intima essenza”. Non c’è rimedio e non c’è spiegazione. Succede. Fa parte dell'esistenza, senza eccezioni, né consensi. Il vuoto è un abisso dove l’uomo ha il terrore di cadere e cerca di evitarlo a ogni costo. Thomas ci invita a guardarlo in faccia, nominarlo, ma soprattutto: abitarlo. E’ l’unica soluzione. Ecco la misura, ecco il senso.
Gérard Thomas
Storia del vuoto
Edizioni Clichy, 110 pp., 15 euro
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