lettera da un bar

Guterres a Sanremo

Marina Corradi

Una frase del Segretario Generale Onu sul mondo che “sta andando verso il caos” e le nostre menti anestetizzate dal Festival

Allora, io sono sicura che il 7 febbraio, a tarda sera, ho letto un’agenzia: il Segretario Generale Onu António Guterres ha detto davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite che il mondo “sta andando verso il caos”.

 
Più precisamente ha detto: “Non è la prima volta che il Consiglio è diviso, ma la spaccatura odierna è più profonda e pericolosa. Durante la Guerra fredda, meccanismi consolidati aiutavano a gestire le relazioni tra le superpotenze. Nel mondo multipolare di oggi tali meccanismi mancano. E così il nostro mondo sta entrando in un’èra di caos”. E fin qui, si può dire che da Ucraina a Israele, a Gaza, agli houthi avessimo contezza di un andazzo allarmante sul pianeta. Guterres però ha aggiunto: “Vediamo un gioco tutti contro tutti, pericoloso e imprevedibile, nella totale impunità. Dopo decenni di disarmo nucleare, gli stati sono in competizione per rendere i propri arsenali nucleari più veloci e più accurati. Nuovi potenziali ambiti di conflitto e armi da guerra vengono sviluppati senza barriere, creando nuovi modi per uccidersi a vicenda e per consentire all’umanità di annientarsi”.


Dicevo, sono certa che questa agenzia l’ho letta. Ma su molti giornali, la mattina, poca cosa: una colonna, o una notizia fra le righe. Allora mi sono detta: forse Guterres queste cose le dice tutte le settimane. O forse le dice nelle sere di sconforto. I colleghi allora gli dicono: Antonio sei stanco, vai a riposare. Per questo i media non ci fanno tanto caso.
Però, se il segretario Onu è compos sui, quelle parole sono cemento armato.


Al mattino ho chiesto in giro: ma hai sentito Guterres? No, non l’avevano sentito. Il mio amico reduce bosniaco al bar cinese, pure uno bene informato: niente. Dalla tv nel bar dilagava trionfante la fontana del nulla da Sanremo. Un certo ballo del qua qua spopolava.


Io, sempre più perplessa: forse ho sognato. Chiamo un’amica giovane, vivace: “Scusa, ma l’hai sentito, Guterres?” “Guterres? No, è uno bravo? Sai, ero stanca, dopo Mahmood ho spento”.