Le teorie del restauro
La recensione del libro di Orietta Rossi Pinelli, Einaudi, 223 pp., 21 euro
Uno dei grattacapi che aleggia nell’aria quando si parla di restauro è ben riassumibile in un’osservazione che dobbiamo a Sir John Pope-Hennessy: “I dipinti soffrono meno della trascuratezza che dell’eccessiva attenzione, e quelli di Raffaello portano i segni indelebili del troppo amore che hanno suscitato”. Troppo amore? Viene in mente il lavoro di Carlo Maratta, pittore e restauratore romano nelle Stanze del Vaticano. Nominato soprintendente da Papa Innocenzo XI, ha il compito di ripulire gli affreschi. Non si limiterà a quello. Sotto la sua cura gli affreschi perdono luminosità. Da qui l’osservazione di Goethe, secondo il quale visitare le Stanze era come leggere Omero su un manoscritto consunto e sbiadito.
Insomma, perché restauriamo un opera d’arte? E quali sono i criteri, gli obiettivi che dovremmo tenere in considerazione? A queste domande risponde il bel libro di Orietta Rossi Pinelli edito da Einaudi, che riassume le posizioni sviluppatesi a partire dalla Carta di Atene (1931), il primo tentativo di aggregare una serie di princìpi generali da adottare per il restauro, condivisi dai paesi partecipanti. La volontà è quella di superare la dimensione privata del rapporto tra collezionisti e botteghe di restauro, in modo che il patrimonio artistico venga conservato e trattato in maniera scientifica, unendo nello sforzo saperi storico-artistici, chimici, biologici. L’eco di questa posizione emerge pochi anni dopo in un famoso intervento di Giulio Carlo Argan al convegno dei Soprintendenti (1938). Egli pone l’attenzione verso un’attenzione filologica in grado di “ritrovare, e rimettere in evidenza il testo originale dell’opera, eliminando alterazioni e sovrapposizioni di ogni genere fino a consentire di quel testo una lettura chiara e storicamente esatta”. Il testo originale? La sua “autenticità”, anche se pure questo termine fa problema, come ben emerge dal volume. Nondimeno, su queste basi verrà fondato l’Istituto centrale del restauro, inaugurato l’anno successivo e diretto da un sodale di Argan: Cesare Brandi.
Il saggio di Rossi Pinelli è dunque una traversata e un’analisi di ciò che è avvenuto in tutto questo lasso di tempo. Le battaglie e le polemiche (la posizione di Brandi nei confronti dell’Ultima cena di Leonardo). Il ruolo di Giovanni Urbani. Il vertiginoso mutamento tecnologico degli ultimi decenni. La messa in crisi di quei fondamenti su cui il restauro si era basato.
Le teorie del restauro
Orietta Rossi Pinelli
Einaudi, 223 pp., 21 euro