UNA FOGLIATA DI LIBRI
Crisalide
La recensione del libro di Anna Metcalfe, edito da NN Editore, 272 pp., 19 euro
"Il mio corpo non lo vorrà condividere nessuno", mi disse poi "Qui dentro non potrebbe viverci nessun altro". Questa frase, che arriva più o meno a metà del romanzo di Anna Metcalfe, non risulterebbe così sconcertante se non fosse pronunciata da una bambina di nove anni, una protagonista senza nome che non compare mai ma lascia tracce di sé da ricostruire attraverso i ricordi di alcune persone che l’hanno vissuta – chi per mesi, chi per settimane, chi per anni: Elliot, il suo primo follower; Bella, sua madre; Susie, amica e collega.
Crisalide nasconde una forza inaudita: una storia tanto violenta – pur nel ritmo cadenzato – quanto potente. Di “Lei” – la nostra invisibile – all’inizio del romanzo sappiamo ben poco, seguiamo i ricordi di Elliot che prima l’incontra in palestra e poi la frequenta al di fuori dell’ambiente sportivo, una brevissima relazione che non ha neanche il tempo di diventare tale, prima che Lei scompaia nel nulla. Ci sono chiare pochissime cose, se non che questa donna vuole essere libera, e che per trovare la sua libertà ha bisogno di uno spazio isolato, fuori dal mondo. Ma quando sarà Bella, sua madre, a prendere la parola, inizieremo a capire molte più cose: per esempio che Lei, da piccola, tremava. Il suo corpo si scuoteva così tanto, senza un motivo apparente e in qualunque ora del giorno, da rendere insostenibile la quotidianità, la vita scolastica, il sonno. È piccola e irrequieta, nessuno sa cos’abbia dentro, soltanto la maestra Tamm riesce a trovare la chiave giusta per avvicinarsi alla sua angoscia e di tanto in tanto placarla.
Dal ricordo di Susie, invece – la collega che l’ospiterà dopo la rottura con Paul, uomo tossico – emerge il ricordo di una donna decisa e sfuggente, completamente disinteressata al giudizio altrui. Un essere superiore, che sprigiona energia e crea dipendenza in chi le sta accanto.
Metcalfe ha scritto un romanzo di un’inquietudine profonda, ipercontemporanea, che ruota attorno all’identità e al potere dell’autosufficienza, oltrepassando la soglia dell’umano: da un certo punto in avanti, Lei perde le sembianze di donna, diventa un essere metà divino e metà animalesco che sceglie l’isolamento mostrandosi al mondo attraverso i social, piattaforme in cui pubblica video leggeri e volatili, proprio come lei. La bellezza che Metcalfe prova a raccontarci non è solo bellezza, è di più: è terrore e dolore, è privazione, sottrazione e indipendenza, è la vita di un essere umano che per raggiungere sé stesso deve passare attraverso la negazione – del mondo circostante e del suo passato. Un romanzo cupo e luminoso insieme, un vortice di sofferenza da cui, in lontananza, si può scorgere un pezzo di vita futura, forse.
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