Una fogliata di libri
Autobiogrammatica
La recensione del libro di Tommaso Giartosio edito da minimum fax (440 pp., 19 euro)
Esiste una tensione continua, che dalla nascita mai si interrompe, tra la lingua privata, con il suo bagaglio di parole e i fonemi che si combinano tra loro, e la lingua collettiva a cui questa afferisce, perché la prima è parte della seconda, è ciò che accomuna eppure, inevitabilmente, divide. Provare a raccontare una vita significa allora anche provare a raccontare la propria lingua ed è attorno a questo che ruota Autobiogrammatica, resoconto di un’esistenza attraverso il linguaggio che la abita. È evidente sin dalle prime pagine che il territorio in cui si muove questo libro, animato dal desiderio di dare concretezza sulla pagina all’invisibile che abita ogni istante della vita (“‘Allora cosa vuol dire parlare? È come danzare?’ ‘Per certi versi…’, azzardavo”), è ben lontano dalle narrazioni autobiografiche o infarcite di autofiction che saturano la letteratura contemporanea, perché Giartosio indaga nuove strade del racconto di sé. Autobiogrammatica si nutre del Novecento (Lessico famigliare e l’idea secondo cui ogni famiglia ha un suo linguaggio, “intuizione elementare e penetrante come una spilla da balia”), ma ne oltrepassa gli aspetti formali (il testo per esempio è corredato da immagini, disegni, pagine di diario, parole che occupano lo spazio in maniera peculiare) mettendo la parola al servizio del complesso compito prefissato, provare cioè a congiungere la linea personale del linguaggio con i momenti cruciali che punteggiano la vita. Si osserva così la lingua come sedimentazione famigliare e memoria di ciò che non è più (“l’óla puerile” del padre quando rientrava in casa, spontaneo “saluto ufficiale” in cui è “concentrata, compressa, la lingua infantile” o le formule materne “del mangiare” che “più spesso mi tornano alla bocca, non posso risputarle, non riesco a disarmarle, non voglio disamarle”), il lessico che si anima nella quiete della morte, la purezza del linguaggio animale simile a quello infantile nella sua “estraneità alla parola”, il duello con l’alfabeto dell’italiano, “l’I Ching della nostra vita comune”, e di altre lingue, come il greco antico che “lentamente contagia tutti”.
Come nella Lingua salvata di Elias Canetti, straordinario bildungsroman linguistico, anche in Autobiogrammatica gli alfabeti contribuiscono alla formazione dell’Io, alla costruzione di una via personale all’interno della lingua universale, a forgiare un linguaggio che è da sempre dentro di noi, ma che, nello stesso tempo, “rinasce di continuo”.
Tommaso Giartosio
Autobiogrammatica
minimum fax, 440 pp., 19 euro