Una fogliata di libri
Leggere in Europa
La recensione del libro a cura di L. Braida e B.Ouvry-Vial edito da Carocci (440 pp., 44 euro)
La storia della lettura è da decenni ormai uno dei campi più fecondi e vitali della ricerca storiografica italiana e internazionale. Gli storici e le storiche hanno imparato da tempo a riflettere sulla lettura come pratica attraverso la quale il testo acquista valore: un testo esiste nella misura in cui c’è qualcuno che se ne appropria: attraverso il filtro della propria cultura, formazione, sensibilità. Le modalità di questa appropriazione possono essere le più diverse tra loro. Così come diverse possono essere le forme materiali, oggi diremmo i supporti tecnologici, attraverso i quali i testi vengono offerti in lettura, ciascuna delle forme destinata a sua volta a influenzare il modo in cui i testi vengono recepiti, selezionando dunque il pubblico o i pubblici cui sono indirizzati. Questa ricchissima raccolta di saggi fa tesoro delle migliori acquisizioni storiografiche degli ultimi decenni per proporre, a distanza di trent’anni dalla pubblicazione della Storia della lettura nel mondo occidentale, curata da Roger Chartier e Guglielmo Cavallo per Laterza nel 1995, una storia comune della lettura in Europa a partire dal Settecento fino ad arrivare ai nostri giorni. I saggi sono introdotti, oltre che dalla vera e propria introduzione delle curatrici, da un denso e utile capitolo scritto dallo stesso Chartier che fornisce le coordinate concettuali attraverso le quali leggere i capitoli seguenti. La trama del libro si snoda attraverso il filtro di tre rivoluzioni, termine adottato dagli autori e dalle autrici con la necessaria cautela. La prima collocata a cavallo tra ‘700 e ‘800 e caratterizzata dal definitivo passaggio dalla lettura ad alta voce alla lettura silenziosa, decisivo per l’acquisizione di una profonda intimità con il testo scritto, ingrediente fondamentale della nascita del romanzo. La seconda, situata tra ‘800 e ‘900, la cosiddetta rivoluzione culturale silenziosa, segnata dall’inizio della cultura di massa, da investimenti sempre più corposi nel mercato della divulgazione, fenomeni entrambi collegati all’incremento dell’alfabetizzazione favorita dalle leggi sull’obbligatorietà scolastica adottate in Europa nel corso dell’Ottocento. Infine, la rivoluzione digitale che rimette seriamente in discussione l’industria editoriale tradizionale e favorisce una sovrapposizione, a volte spiazzante, tra le figure dell’autore, del lettore e del critico letterario. Alcuni dei saggi sono particolarmente belli e innovativi come quello di Lodovica Braida sugli almanacchi, oggi diremmo calendari, un genere ibrido, luoghi della memoria, per usare le parole dell’autrice, sulle cui pagine le lettrici e i lettori erano soliti annotare eventi del passato e del presente, e sulla lenta e graduale trasformazione degli almanacchi in moderne agende sulle quali segnare invece gli appuntamenti del futuro, seppure di un futuro molto prossimo.
a cura di L. Braida e B.Ouvry-Vial
Leggere in Europa
Carocci, 440 pp., 44 euro
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