Una fogliata di libri
La luce di marzo: è primavera
Al mercato spuntano fiori, vestiti leggeri guardati dalle donne, ancora intabarrate negli impermeabili e nei cappotti. Occorre vivere ancora
Ancora una volta impreparata. Come se non lo sapessi. Ma aveva piovuto così a lungo, e mai il sole, per settimane. Avrei dovuto immaginarlo, va sempre così: stamattina nel cielo una lucentezza smagliante, quasi contundente. Come una granata che esploda in faccia: e autunno e nebbie, e Natale, e freddo, tutto alle spalle. O forse nemmeno esistito.
Al mercato sventolano dalle grucce i vestiti della primavera. Stendardi: di un esercito, che stanotte ci ha invaso. Li guardano le donne, intabarrate ancora nei cappotti, quei vestiti leggeri, si voltano furtive a guardarli ancora. E, ai banchi dei fiori? Le viole, ti taglia il pensiero, come sono uguali. Le rose rampicanti le signore le portano una casa, un po’ curve sotto al peso del vaso. Quella dell’anno scorso è uno sterpo nero sul balcone, già alla colf hanno detto: butti via tutto. Ma ogni volta quella rosa, a marzo. È un Sollen: occorre vivere ancora. (Straordinario, mi dico, questo alternarsi. Che noia sarebbe, una costante monotona primavera. Invece, questo ingranaggio che gira e torna, e conduce).
Sarebbe il giorno perfetto per andare a vedere in montagna le prime guardinghe impronte delle marmotte sulla neve candida. Pensa, andare verso il Brennero stamattina, dentro a questa luce. Potrei, in realtà. Ma, questo velo di paura. L’avevo anche a vent’anni, a marzo, come se qualcuno bruscamente mi strappasse le coperte in cui dormivo. Ma ora, sentendo gli anni dentro a tutte le ossa, come un soldato obbedire: bisogna vivere ancora.
Impreparata come una sciocca, mi sono fatta cogliere. Tagliare i capelli invece, e vestiti nuovi, e sandali con i tacchi. Come fanno le donne. Vedo benissimo la bellezza di questa fine di marzo, ma resto indietro, esitante. È che non ti dicono, poi, che cosa esattamente devi aspettare, a un certo punto. Lifting, running, jogging, shopping: forza, in ritmi da coatti. Ma una mattina una certa nota della luce ti abbaglia. Quasi paura. Poi fai come tutti gli altri – fai come si deve fare.
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