Una fogliata di libri – Overbooking
Quando andate in libreria, state comprando delle parole o l'ombra riflessa di una persona?
Prendere “American fiction”, il film premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, e ambientiarlo in Italia per capire qualcosa in più sui lettori che siamo
Facciamo un gioco: prendiamo “American fiction”, il film premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, e ambientiamolo in Italia. Non possiamo copiare pari pari la trama, tratta dal romanzo Cancellazione di Percival Everett, appena riproposto in Italia (Nave di Teseo, 416 pp., 20,90 euro). È infatti imperniata sul contrasto fra un romanziere nero, che scrive senza alcun riferimento al proprio background, e una romanziera nera, che permea della propria identità tanto la trama quanto la lingua; lui è un apocalittico che non vende una mazza, non avendo un pubblico di riferimento, mentre lei è un’integrata che vende a iosa, poiché scrive ciò che il pubblico si aspetta. In Italia meglio immaginare due autrici, una che scrive romanzi scevri della questione di genere, l’altra che pervade le proprie storie dei capisaldi della narrativa femminista: donne vittime, forti, custode di secoli di tradizione, capaci di combattere, desiderose di pace e pronte a cambiare il mondo. La prima autrice però non può essere tacciata di maschilismo più di quanto l’autore nero del film possa essere reputato razzista. L’accusa può forse ricadere sui lettori che li preferiscono a discapito degli scrittori militanti? Anche qui ci giunge in soccorso “American fiction”: gli spettatori più attenti avranno notato che i titoli dell’autore nero sono tutti calchi mitologici. Significa che scrive inserendosi in un canone letterario giunto dall’antica Grecia fino a noi; è la stessa operazione di grandi autori neri francofoni come il senegalese Mohamed Mbougar Sarr (premio Goncourt 2021 con La più recondita memoria degli uomini, E/o, 432 pp., 19,50 euro) o l’haitiano Dany Laferrière, che all’Académie Française occupa il seggio che fu di Montesquieu e Dumas figlio. Significa che un autore è ciò che legge, non ciò che vede quando si guarda nello specchio.
Vale anche per i lettori. Quando andate in libreria, state comprando delle parole o l’ombra riflessa di una persona?
Nel primo caso non conta l’identità di chi scrive ma solo il suo stile; nel secondo caso, accontentatevi di un autore che fa il nero, di un’autrice che fa la donna, di un politico che fa il piacione, di un generale che fa lo spaccone.